Il fenomeno non riguarda più soltanto le città e le destinazioni più famose e frequentate, ma va estendendosi a tante altre, a fronte dell’aumento dei flussi turistici e anche dell’efficacia delle politiche promozionali che accrescono notorietà e attrattività.
I disagi provocati dall’overtourism sono ormai ben noti e studiati e colpiscono i cittadini e la qualità della loro vita: affollamento lungo le vie e sui mezzi di trasporto, aumento del traffico stradale, rumore insopportabile anche notturno, inquinamento e produzione enorme di rifiuti, frequenti comportamenti incivili da parte dei turisti, cessazione di servizi per i cittadini sostituiti da attività commerciali per i turisti.
L’overtourism è alimentato sia dai turisti che alloggiano nelle destinazioni sia dagli escursionisti giornalieri e dai crocieristi che sbarcano dalle navi.
Il fenomeno è aggravato dagli affitti brevi che, oltre all’overtourism, producono conseguenze anche di natura demografica, urbanistica e sociale: trasferimento delle famiglie dai centri storici alle periferie, difficoltà nel trovare appartamenti in affitto per i lavoratori e gli studenti fuori sede e persino per gli studi professionali, aumento dei prezzi di tutti i beni, perdita dell’autenticità delle città e dei borghi, sostituzione dei residenti permanenti con residenti temporanei, operazioni speculative ecc.
La risposta da parte delle amministrazioni pubbliche è stata finora molto variegata, e tiene conto delle situazioni oggettive che sono molto diverse fra di loro, dipendono anche dalla facilità o difficoltà di accesso ai luoghi e ovviamente dalla gravità dei problemi. In molti casi si tenta di arginare il problema con limitazioni e divieti, sia sul versante dell’offerta (rilascio delle licenze per l’ospitalità) che della domanda (biglietti di ingresso).
Vanno però considerati alcuni aspetti di carattere generale quando si cercano delle soluzioni al problema.
In primo luogo, va tenuto conto del fatto che il viaggio o la vacanza costituiscono da tempo una pratica consolidata, percepita come un diritto, di cui fa parte anche la possibilità di scegliere le destinazioni e i periodi di effettuazione, che per altro sono soggetti anche a limitazioni oggettive (chiusure delle imprese in agosto, calendario scolastico, fruibilità talvolta solo stagionale dei luoghi di destinazione come, ad esempio, il mare balneabile).
In secondo luogo è necessario evitare, per ragioni di equità sociale, che le misure che si adottano finiscano per provocare selezioni dei turisti sulla base delle capacità economiche; a ciò concorrono i costosi biglietti di ingresso, l’aumento dell’importo delle imposte di soggiorno, l’aumento delle tariffe nel trasporto, la limitazione della ricettività extralberghiera (appartamenti per vacanza, B&B) a favore della più costosa ospitalità alberghiera; ovvio che limitare il numero dei posti letto a fronte di un aumento della domanda può facilmente avere come conseguenza l’aumento dei prezzi.
In terzo luogo, va tenuto presente che certe località vivono in gran parte di turismo, che rappresenta l’attività economica principale o comunque molto rilevante, le proteste riguardano i cittadini che soffrono solo disagi a causa del turismo, mentre di certo non coinvolgono chi dal turismo ricava benefici economici in termini di reddito o di aumento del valore dei loro beni immobiliari.
Dunque, si tratta di cercare soluzioni che tengano conto di questo quadro molto complesso, si tratta di difendere allo stesso tempo diritti di categorie molto diverse, i cittadini che soffrono i disagi, quelli che operano nel turismo e ne traggono benefici, i turisti stessi, che per altro a loro volta sono spesso infastiditi dall’overtourism.
Le soluzioni dovranno tenere conto delle situazioni oggettive, le criticità si manifestano in forme diverse e con gravità diversa a seconda delle dimensioni delle località, del loro impianto urbanistico, della rilevanza che ha l’attività turistica nell’economia locale.
Innanzitutto, è importante il ruolo delle amministrazioni pubbliche.
Queste non possono più lasciare che il turismo si sviluppi in forme del tutto spontanee ma hanno il dovere di intervenire con misure appropriate, basate sull’attento studio del fenomeno e soprattutto, molto importante, sull’ascolto della popolazione locale, in tutte le sue componenti, associative, del non profit, imprenditoriali, del mondo del lavoro e della scuola; la gente va ascoltata, va preso atto dei problemi e delle criticità prodotte dal turismo ed anche delle preoccupazioni di chi vive di turismo, di chi trae dal turismo opportunità di lavoro e di reddito. Vanno raccolte idee, proposte oltre alle critiche e alle lamentele. Le comunità locali vanno il più possibile coinvolte nell’assunzione delle decisioni che le riguardano. Deve esserci disponibilità alla sperimentazione e alla verifica degli impatti, con l’umiltà di chi è consapevole di avere di fronte un problema molto complesso, che va affrontato in modo flessibile e pragmatico e non ideologico.
Le amministrazioni pubbliche devono abbandonare forme di promozione turistica generica di cui tante destinazioni non hanno più bisogno, bensì:
- Adottare forme di promozione più mirate, orientate alle stagioni non di punta, quando è possibile anche al fuori stagione;
- Valorizzare luoghi meno conosciuti ma pregiati, borghi, cammini, parchi naturali;
- Organizzare ove possibile gli eventi culturali, sportivi, artistici e ricreativi in periodi diversi dall’alta stagione, localizzarli in aree meno frequentate;
- Tutti i nuovi attrattori devono essere realizzati in aree periferiche, separate dai centri storici.
- Va incentivata la pratica delle prenotazioni delle visite ai siti come musei e aree archeologiche garantendo la priorità ai turisti con prenotazione, in modo da evitare affollamenti insopportabili, code infinite alle biglietterie, o, peggio, la delusione per non riuscire ad entrare.
- Va ripresa in considerazione l’iniziativa del sostegno economico ai viaggi e alle vacanze fuori stagione o in bassa stagione (Buono Vacanza), che fu sperimentata nel passato e troppo frettolosamente abbandonata.
- In collaborazione con gli operatori turistici vanno avviate azioni di natura educativa, in cui anche i turisti (che normalmente non sono, come talvolta vengono descritti, orde di barbari) vengano garbatamente invitati ad assumere comportamenti appropriati, come se fossero a casa propria.
- Più in generale andrebbero proposti modelli di viaggio e di soggiorno che, oltre al riposo e al divertimento, propongano anche motivazioni di scoperta e di arricchimento culturale, di incontri e di esperienze.
- Anche con le compagnie crocieristiche è opportuno avviare un dialogo in questo senso.
- Molto importante la destinazione del gettito dell’imposta di soggiorno, che deve servire per migliorare contemporaneamente la qualità della vita dei residenti e del soggiorno dei turisti sia nelle grandi città che nei piccoli paesi: azioni sul verde pubblico, sulle isole pedonali, sull’arredo urbano, sui percorsi pedonali e ciclistici, gli impianti sportivi, la vita culturale, il superamento delle barriere architettoniche a favore delle persone con disabilità, il trasporto pubblico, i parcheggi, il recupero del patrimonio immobiliare pubblico come bene comune; queste azioni non contrastano di per sé l’overtourism ma generano nei cittadini la percezione che il turismo non produce solo disagi ma anche benefici per tutti, si tratta di misure di compensazione e di adattamento.
- Anche azioni di sostegno al commercio di prodotti tradizionali, sia alimentari che dell’artigianato, possono aiutare a difendere l’autenticità dei luoghi dall’omologazione.
Gli enti pubblici devono anche acquisire la consapevolezza che alcuni gravi problemi causati dalla scelta dei proprietari di case e appartamenti di affittare ai turisti vanno affrontati uscendo dal solo ambito delle politiche turistiche e adottando politiche abitative, garantendo servizi adeguati ai residenti, realizzando studentati e campus universitari come esistono in tutto il mondo, cercando sbocchi al fenomeno degli appartamenti tenuti sfitti, superandone le motivazioni.
Probabilmente tutto questo non basterà, forse si renderanno necessarie azioni più forti, con carattere limitativo e repressivo. Ma sarebbe meglio evitarle, sarebbe opportuno tentare altre strade, più creative, con meccanismi premianti che qualche città già sta adottando.
Infine, va creato un Osservatorio sul fenomeno; un Osservatorio che però non si limiti a studiare le conseguenze dell’overtourism con dati e statistiche che producono solo allarme e frustrazione, ma che estenda il suo raggio d’azione allo studio delle misure adottate, ai loro impatti, con l’obiettivo di facilitare scambi di esperienze virtuose e di successo e la loro replicabilità.
9 agosto 2024
Associazione Italiana Turismo Responsabile