"Sostiene Sankara, racconti disegnati di felicità rivoluzionarie"
Ci sono Rivoluzioni che devono il loro successo in termini di merchandising al fatto di aver smesso di essere anche potenzialmente destabilizzanti. Rivoluzioni che, malauguratamente, hanno confermato la rappresentazione di volo di gallina che ne fa Louis-Ferdinand Céline. Ce ne sono altre che, invece, sulle t-shirt non attaccheranno mai: il mercato sa bene cosa ancora gli può fare paura.
In uno spazio coloniale — come tanti in Africa — sul quale la Francia e l’Occidente tutto avevano imposto una dominazione basata sul business della dipendenza dagli aiuti umanitari e sull’imposizione di un modello esistenziale e di consumo d’importazione, Sankara mise in atto un processo di realizzazione delle profonde aspirazioni di indipendenza, libertà, progresso economico e sociale di un popolo che, a ben vedere, appariva come la vittima universale di ogni vessazione, tanto umana quanto naturale.
Il 4 agosto dell’83 con quello che i libri di storia raccontano come un “colpo di Stato”, ma che più onestamente andrebbe tramandato come la più deflagrante esplosione rivoluzionaria della storia africana, questo giovane generale di formazione marxista, ha messo sul tavolo del dibattito politico termini quali “sviluppo”, “giustizia sociale”, “autodeterminazione” affiancandoli ad un ventaglio di soluzioni pragmatiche determinanti per iniziare il processo di emancipazione che aveva in mente per il suo popolo: vaccinazioni, scuole, pozzi.
L’analfabetismo, la mortalità infantile, la dipendenza economica ed alimentare, il debito nazionale, il disarmo, il ruolo della donna, nei suoi discorsi, hanno smesso di essere argomenti di propaganda svuotati di senso per diventare i cardini stessi della sua azione politica. Un’azione concertata con la popolazione, resa partecipe del cambiamento attraverso un coinvolgimento attivo.
Il sogno di Sankara è durato troppo poco, ma abbastanza da dimostrare contestualmente e in maniera incontrovertibile, che un mondo diverso sia realmente possibile e che agli occupanti delle stanze dei bottoni non piacerà affatto.
Forse non è un caso che la storia di Sankara non sia stata ancora raccontata abbastanza, il pericolo che un virus così potente come le idee di un visionario di tal fatta possa diffondersi ed attecchire è troppo reale per lasciargli spazio libero.
Quelle che il Presidente povero, rivoluzionario, femminista, visionario ci ha lasciato sono, a livello esistenziale, traiettorie precise ed indicazioni sane da tenere a mente ed applicare, quotidianamente, ma a livello narrativo sono degli incipit che ci permettono di lanciare oltre la siepe il senso del suo vissuto e del suo pensiero politico.