E dunque ha vinto Matera
Dal blog di Sergio Fadini, esperto di turismo responsabile, con cui condividiamo l'esperienza nell'Associazione Italiana Turismo Responsabile, apprendiamo come ha vissuto la vittoria della sua Matera a Capitale Europea della Cultura 2019.
E dunque Matera è stata proclamata capitale europea della cultura per il 2019.
All’Abbabbio nei Sassi già sono arrivate diverse prenotazioni e promesse di venire a Matera giungono da tutta Italia (si spera prima del 2019).
Ma questo post più che voler analizzare le possibili ricadute nel turismo dei grandi eventi (tema importante di cui sicuramente tratterò presto) intende spiegare i motivi per cui un consulente di turismo responsabile come me è felice di questa scelta.
In queste ore nelle piazze, per strada, al bar e in ogni dove, compresi ovviamente i social network e i media locali non si parla che di questo importante traguardo, che come sempre accade al Sud era visto con speranza mista allo scetticismo.
Il Sud è così, troppe bastonature per troppi secoli ci hanno resi scettici di fronte anche alle belle notizie; c’è sempre la paura di un rovescio della medaglia, di un prezzo troppo alto da pagare, di qualche manovra losca sottobanco.
Nonostante ciò la gioia è esplosa e ancora a due giorni dal verdetto la felicità e l’incredulità sono i sentimenti predominanti, ed è bene che sia così.
Bisogna anche saper festeggiare, essere semplicemente felici, per un verdetto che di sicuro riabilita una città ingiustamente etichettata all’epoca vergogna nazionale e che pian pianino, nonostante mali antichi che chi resta al Sud ben conosce; è riuscita a risalire la china, a rifarsi un’immagine, a diventare meta turistica. Senza fra l’altro beneficiare negli ultimi 6 anni degli ingenti fondi europei come avvenuto in regioni attigue, in quanto non classificata (vai a capire perché) obiettivo 1.
Un traguardo del genere non significa che va tutto bene, pensarlo è da stupidi e infatti non lo pensa nessuno. Nè tantomeno significa che ora tutto proseguirà per il verso giusto. Ma è un segnale, un bel segnale, che da’ speranza e voglia di fare, di confrontarsi, di lottare.
Che è quello che già fa tutti i giorni chi, come me, ha sempre evitato scorciatoie migrantesche, ha stretto la cinghia e ha deciso di restare a vivere e operare nel meridione d’Italia. Quando fondammo il progetto di turismo responsabile “il Vagabondo” eravamo considerati un gruppo di sognatori, poi ci han detto che eravamo bravi ma che avremmo dovuto aprire dal centro Italia in su; ma noi niente, siam rimasti giù. Alcuni nel tempo sono emigrati anch’essi, altri son rimasti, nuova linfa è giunta ed oggi eccoci, attivi a Matera da 7 anni, pronti a proseguire.
Dunque il vero significato positivo per me non è che da oggi la strada sarà in discesa, ma che da domani chi ha scommesso nel Sud, e su Matera, avrà una missione comune da compiere. E non è poco.
La commissione ha finito il suo giro. In lizza ci sono Ravenna, la città che prima di tutte si è mossa per essere incoronata, poi Matera, Perugia, Siena e le sorprese Cagliari e Lecce.
6 splendide città, 6 diversi temi, 6 diversi modi di lavorare e di proporsi.
E mentre i comitati si preparano all’esame finale che si terrà a Roma, in città è tempo di fare i bilanci, a prescindere da come andrà.
Che Matera sia fra le finaliste quella che rappresenta le caratteristiche più particolari, è un dato di fatto, se ne sono accorti anche i commissari. Il suo centro storico è infatti caratterizzato sia dalla strana forma, sia soprattutto dalla presenza di siti scavati nella roccia calcarenitica, basti pensare a quel gioiello di auditorium che è casa Cava.
E che sia la città che più di tutte merita il titolo perché è stata capace di passare da vergogna nazionale a questa finale nel giro di sessant’anni, pure.
Ma cerchiamo di entrare più addentro a cosa è accaduto in questo piccolo capoluogo dell’Italia meridionale per capire meglio come è andata e che aria si respira in città.
Partecipare alla gara è stato senza dubbio salutare, come sempre quando una città si da’ una missione, al di là di tutte le critiche che possono e vanno fatte a chi gestisce un qualsivoglia processo.
La potenzialità è semplice quanto basilare: tende ad aggregare. Volente o nolente, qui come immagino altrove, tutti coloro che fanno parte della scena artistica e culturale hanno dovuto convenire che qualcosa stava accadendo, che c’è stata un’accelerata, che un processo è partito e conviene a tutti che non torni più dietro.
Che non significa che prima non ci fosse nulla, anzi, se la città è risorta non lo deve a questa competizione ma a diverse generazioni di professionisti che, ognuno nel suo campo, ha scommesso sulla ripresa nei decenni passati.
Non c’è solo la fondazione Zetema a occuparsi di recupero di beni e realizzazione di siti museali, per quanto l’apertura di Casa Ortega abbia rappresentato sicuramente il culmine di questa candidatura.
Né c’è solo il comitato Matera 2019.
In tanti nel recente passato e tutt’oggi si sono dati da fare, senza di loro la città non avrebbe avuto le gambe per reggere alla distanza questa lunga gara.
Su questo zoccolo duro di professionisti si è innestata nuova linfa proveniente da fuori, penso per esempio al grande attivismo dimostrato dalla sovrintendente Marta Ragozzino, che invece di limitarsi ad amministrare, si è spesa con grande verve per organizzare e far organizzare all’interno del museo molteplici iniziative, tutte molto seguite, dando spazio al protagonismo di molte realtà locali. Il tutto ha permesso di far passare gli ingressi al museo di arte moderna da meno di 17.000 del 2010 a quasi 22.000 nel 2013 (fonte ministero).
L’elenco sarebbe lungo ed è inutile farlo tutto, qualcuno ce lo si dimentica sempre.
Di sicuro c’è stata un’accelerata, un crederci al di là delle critiche tipiche in un paese che conta appena 60.000 abitanti, molte delle quali assolutamente giustificate e che saranno oggetto di confronto o di scontro anche nel futuro, come giusto che sia in un luogo democratico. E che come sempre girano attorno a come si spendono i soldi e a come si decidono le persone da coinvolgere. Tematiche su cui ci sarà da lavorare certo, ma ciò non inficia che tutto il lavoro fatto ha dato speranza di rinascita, specie in Regione, da dove sono arrivati apporti significativi nonostante le distanze da percorrere per giungere a Matera non siano mai facili da affrontare.
Oggi grazie a questa gara Matera si presenta finalmente non solo come un set per film ambientati altrove, ma come una città dove le tante capacità artistiche e culturali camminano assieme; e che presenta una progettualità che parte dall’esistente e cerca di spingersi più in là.
Per quanto mi riguarda Matera ha già vinto la sua sfida, e lo si è visto durante l’affollata visita della commissione europea, specie per le strade di via Ridola. Perché se n’è parlato per ore nelle piazze, a fari mediatici spenti, fra fautori e dubbiosi, tutti sapevano, tutti commentavano.
E perché comunque vada tanti nuovi attori si sono potuti mettere alla prova, fare rete, capire le problematiche; insomma c’è una coscienza oggi sulle proprie potenzialità che pochi anni fa era appannaggio di pochi.
Ora, in attesa di sapere a giorni il verdetto, la sfida per tutte le città sarà capire se tutto questo meccanismo che è stato innescato, le speranze e il protagonismo collettivo, potranno davvero andare avanti o saranno stritolate dalle problematiche di liquidità legate al patto di stabilità.
Se ci sono valide produzioni artistiche e culturali, Matera nei prossimi anni potrà diventare una meta significativa del turismo culturale italiano. Se no le attese per la crescita del settore turistico, che vedono sì un aumento dei pernotti a fronte però di una permanenza media crollata in pochi anni di quasi un giorno, saranno tradite.
Turismo e cultura vanno a braccetto in un posto così denso di significati, non ci potrebbe essere il primo senza il secondo.
Da http://sergioilvagabondo.wordpress.com/