In questo libro Andrea Segre ha raccolto alcuni dei diari scritti a mano durante dieci anni di viaggi fuori rotta. Da Valona a Dakar, da Pristina ad Accra, da Sarajevo a Ouagadougou, da Tataouine a Baghdad, i diari portano il lettore a conoscere mondi appena fuori l'Europa di Schengen che il regista ha attraversato per conoscere le storie e le origini dei migranti che spesso sono protagonisti dei suoi film. Da Padova a Porto Marghera, da Rosà a Chioggia si sofferma invece a riflettere sul mondo da cui la sua storia è partita e che spesso i suoi film hanno raccontato.
Sono viaggi e riflessioni raccolte dal 1999 in poi, che aiutano a riflettere sulle cause di molte delle complessità e delle tensioni dell'oggi.
Introduzione integrale tratta dal libro
Sono seduto a un tavolo Ikea in una stanza interamente arredata Ikea in un hotel di Abu Dhabi e la cosa che mi è più chiara è che non so dove sono.
Negli ultimi tre-quattro anni ho dovuto per lavoro tra- scorrere molte, troppe notti in luoghi come questo. Alberghi, aeroporti, sale convegni, centri residenziali. Luoghi di transito, spazi di sosta temporanea dove nulla ti dice dove sei e dove tutto è semplicemente utile e comodo. Sono luoghi che mi danno una forte angoscia. E il vero dramma è che ci stanno invadendo, stanno entrando nelle nostre città e nelle nostre case in modo sempre più inevitabile. Dicono che il motivo sia puramente economico: i salotti omologati, i bar anonimi, le fermate degli autobus in plexiglas, le sedie di finto vimini, le grandi e piccole stazioni, le poltrone, le pentole, persino i quadri e le colonne sonore, sono tutti uguali ovunque e il motivo è che costano di meno, convengono. In parte può anche essere vero, ma credo che il motivo più profondo sia una forma sempre più diffusa di pigrizia mentale e culturale. Un po’ ci dispiace non riconoscere odori e colori, ma se funziona ci sta bene. Possiamo disperderci e non sapere più dove siamo. Come in questo ordinatissimo salotto marroncino avvolto dall’aria condizionata, che separa la mia pelle dal deserto arabico, appena fuori queste enormi finestre ermeticamente sigillate. Una condizione di annullamento identitario che offre una sensazione di sicurezza e protezione. Scompariamo, ma non corriamo rischi.
Dentro questa dimensione una delle vittime più impor- tanti è il viaggio. Negli ultimi anni spostandomi da albergo ad albergo, da salotto Ikea a salotto Ikea ho percorso migliaia di chilometri, ma molto spesso ho avuto la sensazione di non essere in viaggio. Non c’era nulla che mi mettesse a disagio, che mi costringesse a imparare nuove azioni, che mi aiutasse a sporcarmi con odori e colori nuovi.
Così ho iniziato a fuggire da questi non viaggi, a ritorna- re a cercarne altri, viaggiando in una direzione che oggi è necessario definire fuori rotta. Terre vicine o lontane dove incontrare ciò che prima non conoscevo. Un’esperienza fondamentale che è stata da sempre la mia vera scuola di vita e di formazione professionale. C’è una piccola battuta su me stesso che faccio spesso, quando mi chiedono se ho frequentato il Centro Sperimentale di Roma (la scuola dove si è formata la maggior parte dei registi italiani) rispondo di no e aggiungo che ho frequentato il Centro Giovanile di Valona. Non è una scuola di cinema, ma il piccolo laboratorio di vita dove ho imparato a fare i miei primi documentari. Era il 2000 e attraversare l’Adriatico in direzione opposta alle migrazioni “illegali” di migliaia di albanesi fu una esperienza indimenticabile. Da allora per capire qual- cosa di più del mondo e di me stesso ho cercato sempre più spesso di andare dove mi consigliavano di non andare. Così sono iniziati tutti i viaggi che questo libro conserva; sono alcune delle molte pagine di appunti che ho preso su piccoli e grandi quaderni che hanno viaggiato con me. Avevo voglia che l’importanza di questi viaggi si potesse in qualche modo sedimentare, non solo offrendo storie e racconti di mondi poco conosciuti, ma anche proponendo scelte e idee per reagire alla pigrizia che accompagna l’omologazione di oggi. Non serve andare lontano, anzi molto spesso i luoghi altri, le direzioni fuori rotta, sono molto vicine a noi, ma ci è assai più comodo non considerarle.
Questa è la storia del libro che avete in mano. E anche se raccoglie molti momenti del passato, ha in realtà un forte orizzonte futuro. Per due motivi. Il primo perché molte delle storie qui raccontate aiutano a riflettere su come va oggi il mondo e su come rischia di continuare ad andare. Il secondo è perché grazie alla sua distribuzione aiuterà la nascita di altri viaggi fuori rotta, non miei, ma di giovani cittadini del mondo che presentando i loro progetti al bando FuoriRotta avranno la possibilità di mettersi in viaggio. Nella speranza di poter presto leggere e ascoltare anche i loro diari, che potranno essere nuove fonti di energia per opporsi alla comodità di questi maledetti salotti stile Ikea.