Contratti di fiume, adesso parliamone
La regione Emilia Romagna ha aderito alla Carta nazionale dei Contratti di fiume.
I Contratti di fiume sono strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela dei fiumi, la loro corretta gestione, a partire dal rischio idraulico e la valorizzazione dei territori che gli stanno attorno, contribuendo allo sviluppo locale.
Sono nati alcuni decenni fa in alcuni paesi europei. Dal 2007 se ne parla anche in Italia con la costituzione di un tavolo nazionale – da cui è sorta la Carta Nazionale dei Contratti di fiume – a cui collaborano vari soggetti: Regioni, Comuni e Associazioni che intendono avviare o hanno già avviato strategie per salvaguardare i fiumi – ma anche le coste del mare e dei laghi – in modo partecipato e cooperativo.
Si tratta nella sostanza di accordi fra pubblico e privato per la gestione di alcuni aspetti della vita dei fiumi. In Emilia Romagna sono in corso esperienze che riguardano il Marecchia e alcuni fiumi del bolognese. Anche il Lamone si sta muovendo decisamente verso quella direzione.
Nei mesi scorsi abbiamo avuto modo di parlarne con alcuni sindaci del Senio. Debbo dire che abbiamo incontrato più titubanze che entusiasmo. E forse con qualche ragione. Solo al pensiero di come se ne è parlato nei mesi scorsi, quando l’obiettivo dei contratti di fiume è parso complesso e costoso.
Si è teso a presentare l’argomento in modo, direi eccessivamente roboante. Si è fatto credere che i comuni debbano mettere in campo diverse migliaia di euro solo per studiare l’argomento e sistematizzarlo. Penso che questa sia stata una impostazione che abbia per così dire, spaventato i Sindaci e che non abbia quantomeno favorito l’avvio della discussione.
Contrariamente – forse possiamo anche sbagliare – noi pensiamo che quella del Contratto di fiume sia una esperienza da avviare. Semplicemente, con i mezzi di cui il territorio dispone e senza eccessivi voli pindarici. Se ci rappresentiamo un contratto di fiume come una strada lunga 100 chilometri, noi possiamo pensare di percorrerne 10 e uno per volta.
Il problema principale che abbiamo davanti è quello di avere un fiume sicuro e accogliente. Il primo obiettivo quindi è quello della manutenzione e di fare in modo che questa sia costante nel tempo e adeguata al rispetto della complessità del fiume. Costruire un Contratto di fiume partecipato inizialmente su questo aspetto non dovrebbe essere troppo difficile, nè dovrebbe impegnare risorse economiche elevate. Si tratterebbe di lavorare per un accordo fra pubblico e privato che, a partire da una convenzione fra comuni e Servizio di Bacino, coinvolgesse attivamente nei lavori concreti da fare i contadini che confinano con il fiume, le loro associazione e tutte quelle interessate a sviluppare una idea di fiume che possa essere anche un volano economico per l’economia di vallata.
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In fondo si tratta di riuscire a capire che, date le grandi ristrettezze economiche del Paese, se vogliamo avere fiumi prima di tutto sicuri e anche utili alla salute, allo svago dei cittadini e all’economia dei territori, ogni cittadino è chiamato a contribuire e a fare qualcosa. Si tratta allora di chiedere loro cosa sono realmente disponibili a fare per un bene che interessa tutti. In fondo, la sostanza dei Contratti di fiume è questa.
Domenico Sportelli
Associazione Amici del fiume Senio
http://www.amicidelsenio.eu/