Viaggiatori sulla terra di Dio

Inserito da Giorgio Gatta venerdì 01 settembre 2017

12 a Giornata per la custodia del creato

1° settembre 2017


Turismo sostenibile

La sfida specifica che ci viene posta da questo 2017 è quella di far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza. Non dimentichiamo, infatti, che quel fenomeno così umano che è la mobilità ha anche un forte impatto ambientale, ad esempio, in termini di emissioni di gas serra. Si pone quindi una sfida che – vista la complessità del fenomeno turistico – esige un impegno puntuale da parte di diversi soggetti, per un’efficace promozione della sostenibilità.

Sostenibilità del turismo significa, ad esempio, un’attenzione da parte degli operatori del settore, per garantire forme di ospitalità che impattino il meno possibile sull’ambiente: occorrerà evitare sprechi di energia e di cibo, ma ancor più quel vorace consumo di suolo che talvolta viene giustificato proprio per il turismo. Significa anche una certa sobrietà da parte di chi viaggia, con la capacità di godere delle bellezze della natura e della cultura, più che di cogliere in esse occasioni per quel consumo di beni che pure il turismo globalizzato incoraggia. Significa, ancora, una sistematica opera di promozione di forme di mobilità sostenibile, privilegiando ovunque possibile i mezzi pubblici (in particolare la ferrovia) rispetto al trasporto privato. Né peraltro la sostenibilità andrà ristretta alla dimensione ambientale: occorre anche attenzione per le realtà visitate, rispetto per luoghi e culture la cui bellezza non può essere snaturata riducendoli a attrazioni turistiche.

Si tratta, insomma, di far sì che l’esperienza del turismo ed il suo impatto effettivo esprimano una concreta attenzione per i luoghi in cui esso si realizza e per la terra tutta. Anche in tale ambito, infatti, occorre affermare che “l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti” (LS, n. 95). Solo così si potrà custodire tutta la vitalità culturale della dinamica turistica, mantenendone al contempo la positiva rilevanza per lo sviluppo e l’occupazione.


Roma, 19 maggio 2017

LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE, LA CUSTODIA DEL CREATO

LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO

LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA CULTURA E LE COMUNICAZIONI SOCIALI


 

Turismo sostenibile delle comunità per la cura del creato

 

La cooperazione internazionale tra comunità sostiene da tempo il turismo sostenibile, fondandolo su alcuni principi essenziali che riverberano l’ispirazione cristiana.

Il turismo sostenibile è un’attività economica che deve avere al centro la promozione della persona e la custodia del creato. Il fine è la persona e non il profitto. Piuttosto, come indicato dalla dottrina sociale della Chiesa, è la produzione di reddito e di profitto che deve essere strumentale allo sviluppo integrale della persona. Il turismo sostenibile è quindi innanzitutto un progetto di relazioni umane, di scoperta dell’altro, di incontro e scambio. Allo stesso modo il turismo sostenibile è tale se è non solo compatibile, ma soprattutto finalizzato alla cura del creato e al bene comune, come ci insegna l’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco.

 

Il contributo delle comunità vulnerabili

È importante il contributo che il turismo sostenibile può dare alle comunità povere e vulnerabili, in aree rurali, nei parchi naturali, lungo le coste, nelle aree montane e più marginali. Si tratta di un turismo dolce, non invasivo, attento ai tempi e alle culture locali, dove poter essere accolti e coinvolti nelle relazioni personali e comunitarie. Si potrebbe dire che è un turismo alla rovescia: non sono i turisti ad entrare ma sono le persone e le comunità locali che entrano nel cuore e nella mente dei turisti. La dimensione economica è conseguente a quella umana, spirituale e culturale.

Particolare attenzione deve essere dedicata alle attività di turismo sostenibile con le comunità indigene. In questo caso l’attenzione e la delicatezza delle relazioni con le comunità locali deve essere estrema. Devono essere le comunità locali che decidono di aprirsi ed accogliere. È Pacha Mama che accoglie. I turisti sono chiamati a farsi trasportare in un’altra dimensione spazio-temporale, a sradicarsi dalle convenzioni e sicurezze occidentali, a lasciarsi vivere da un ambiente altro. Tutti sono così chiamati a convertirsi ecologicamente e umanamente, riscoprendo i profondi legami con la natura, con noi stessi, con il prossimo e lo Spirito.

 

Il ruolo delle associazioni

Le associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale, molte delle quali parte della FOCSIV (Federazione degli Organismi Cristiani di Volontariato Internazionale), svolgono da anni viaggi di conoscenza e consapevolezza, itinerari e progetti con focus sul turismo sostenibile.

Viaggi che si innestano in progetti di sostegno alle comunità locali, a livello educativo e sanitario, economico e culturale.

Ecco allora che il turismo sostenibile fa parte di una storia di relazioni tra comunità italiane e africane, latinoamericane, asiatiche. Il viaggio non è un avvenimento estemporaneo ma una attività che si innesta in un percorso di incontri, in un cammino di comunità e di cura.

Gli organismi di solidarietà e cooperazione internazionale hanno dato vita alla Associazione Italiana Turismo responsabile che dice: “il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.”

Dal punto di vista economico, il turismo sostenibile è diventato una attività che consente di diversificare le fonti di reddito delle comunità locali. Esso si abbina all’agricoltura, alla pesca, all’artigianato, ai lavori di protezione e gestioni di beni comuni, quali terra, acqua, flora e fauna. Il turismo sostenibile non assorbe tutta l’attività umana locale ma è utile complemento ai lavori quotidiani. In questo modo si riduce la vulnerabilità e si aumenta la resilienza delle comunità locali che sempre più vedono crescere la propria capacità di gestire il proprio futuro, senza cadere in forme di dipendenza dall’esterno.

 

Custodire...

Il turismo sostenibile assume un compito sempre più importante nel proteggere e custodire il territorio.

Per principio non dovrebbe mai arrecare danno ai contesti locali, altrimenti non potrebbe essere chiamato sostenibile. Il turismo con le comunità locali è fondato su una accoglienza in piccola scala, che non travolge le delicate dinamiche sociali e naturali. È un turismo dolce e lento come direbbe Alexander Langer.

Altro aspetto importante del turismo sostenibile delle comunità è la valorizzazione delle culture locali. Non come semplice dimostrazione folcloristica, ma come immersione nel sentire, ascoltare, vedere, annusare, gli elementi unici di quella comunità, di quella natura, di quelle persone, rigenerando e dando potere alla cultura. Il turismo sostenibile non dovrebbe essere uno strumento commerciale che aliena e impoverisce i valori locali.

Recentemente l’attività del turismo sostenibile è utile anche per valorizzare i migranti e i loro rapporti con le comunità di origine. I migranti diventano in questo modo i protagonisti di nuove relazioni tra le nostre città, i nostri quartieri, e le comunità da cui sono partiti. I migranti mettono in relazione mondi diversi, ci consentono di capire meglio e di più le cause della loro scelta, molte volte involontaria, di lasciare le proprie famiglie per cercare nuove opportunità. Ci fanno capire i legami ma anche i contrasti con le comunità di origine. Sono mediatori culturali naturali, perché hanno provato sulla propria pelle e nei loro cuori, l’incontro tra culture diverse, qui e là.

Il turismo sostenibile, ancora una volta, diviene quindi immersione in una storia di relazioni, capace di trasformare le nostre alle volte troppo solide convinzioni. E attraverso il turismo sostenibile, i migranti vedono valorizzate le proprie conoscenze, sono più conosciuti e apprezzati, mentre contribuiscono al benessere delle loro famiglie. Il turismo sostenibile diventa quindi una attività utile per favorire l’integrazione dei migranti così come la cooperazione con i paesi di origine, seme di nuove interazioni tra comunità e di nuove storie di crescita culturale e sociale.

Infine, il turismo sostenibile si pratica non solo nei paesi del sud, ma anche da noi, in Italia ed Europa, e vede l’impegno di tour operator, ostelli e alberghi diffusi e decine di cooperative e associazioni che offrono servizi turistici di vario genere lungo i pellegrinaggi, nei territori, parchi e villaggi. Sapendo che la nuova frontiera e sfida è quella di sperimentare il turismo sostenibile nelle periferie, come contributo per rigenerarle e riportare bellezza e speranza laddove è stata sempre degradata.

Il turismo sostenibile è un viaggio dell’anima, un’esperienza che trasforma i cuori e le menti, e che ci impegna per un mondo migliore, più bello, più aperto, più giusto, perché fondato sulla cura delle relazioni umane e del rapporto con la natura.


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