Turismo e popoli indigeni: cosa fare e cosa non fare

Ragazzino jarawa. © Salomé/Survival
Inserito da Giorgio Gatta giovedì 09 novembre 2017

Viaggiare ci dà la possibilità di conoscere culture, tradizioni e stili di vita a noi sconosciuti, ma in questa libertà risiede anche il privilegio di scegliere come comportarsi. I viaggiatori che pianificano di visitare aree indigene, devono riflettere molto attentamente sugli effetti a lungo termine che il loro approccio può avere sui popoli indigeni, e non al brivido effimero dell’esperienza o alla gloria del racconto una volta rientrati a casa.


Se i turisti non viaggiano e non si comportano in modo responsabile, il turismo può rischiare di distruggere realmente la vita dei popoli indigeni, ovunque nel mondo.


Se visiti un parco nazionale o partecipi a un safari, sii consapevole che stai sostenendo un modello di “conservazione-fortezza” che ha causato lo sfratto illegale di milioni di indigeni dalle loro terre ancestrali, in varie parti del mondo. Questi sfratti continuano ancora oggi e stanno distruggendo intere comunità.


Ti sei mai chiesto se la “wilderness” in cui stai per immergerti non fosse un tempo la casa di qualche tribù? Se scopri che la creazione del parco ha comportato lo sfratto di un popolo indigeno, racconta a tutti del problema. Il minimo che tu possa fare è sollevare la questione con i guardaparco, i funzionari, i tour operator, eccetera.


Il caso della tribù degli Jarawa, in India, è un esempio estremo della degenerazione a cui il turismo può arrivare – spingendo gli operatori turistici a vendere pacchetti di viaggio che includono un avvistamento della tribù contattata di recente, in stile safari umani .


Promuovere questi tour usando termini denigratori come “primitivi” e pubblicizzare la “nudità” degli indigeni, è una chiara mancanza di rispetto. Gli operatori turistici non hanno alcun diritto di mercificare gli Jarawa. Eppure li usano in pacchetti voyeuristici che promettono di mettere la loro privacy e il loro stile di vita di fronte agli obiettivi delle macchine fotografiche degli clienti. Costringere gli indigeni a danzare in cambio di dolciumi e biscotti, per il puro divertimento degli spettatori, è possibile solo laddove sono considerate in qualche modo meno che esseri pienamente umani.


Sfortunatamente, l’esistenza dei safari umani nelle isole Andamane non è un fenomeno isolato. Lo si ritrova anche in altre zone dell’India e del mondo. È di importanza vitale che i turisti boicottino queste “attrazioni” immorali, per non alimentare il loro mercato.


Viaggiare dove abitano popoli indigeni che non hanno contatti regolari con gli esterni deve essere evitato a tutti i costi. È pericoloso per tutti. I popoli indigeni incontattati sono le società più vulnerabili del pianeta. Non hanno difese immunitarie contro malattie come l’influenza e il morbillo. Spesso, il 50% di una tribù viene sterminata entro un anno dal primo contatto.

 

Tre cose da fare e da evitare per i turisti in visita nelle aree indigene:


DA FARE:

1. Prima di partire, informarsi con cura e boicottare i tour immorali 

2. Sostenere le aziende che lavorano a stretto contatto con i popoli indigeni e dividono equamente gli introiti 

3. Rispettare le culture e le tradizioni dei popoli che si visitano
(Survival non ha la possibilità di consigliare operatori turistici o aziende)


DA NON FARE:

1. Trattare i popoli indigeni come se fossero primitivi e arretrati

2. Visitare aree in cui i popoli indigeni sono stati costretti a lasciare le loro terre

3. Trattare come oggetti o scattare foto e fare filmati alle tribù, a meno che non si abbia la certezza che sia stato dato un consenso autentico. Per maggiori informazioni consultare le nostre linee guida (in inglese) sul filmare i popoli indigeni.


https://www.survival.it/


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