Le vittime del disastro aereo e i loro Mondi di Solidarietà
Una settimana fa il volo 302 di Ethiopian precipitava con i suoi 157 passeggeri, proprio in queste ore (17 marzo, ndr) arrivavano le prime notizie frammentarie, poi sempre più drammatiche.
Nel volo 8 nostri connazionali; ricordati da certi nostri politici al governo, più per obbligo di circostanza che per sincero dolore.
Erano volontari, cooperanti, professioniste del WFP; e con loro molte altre decine di persone di altri Paesi, impegnate nella solidarietà internazionale.
Mentre negli altri Paesi che hanno subito perdite analoghe - Canada, Francia, Regno Unito, Germania, USA, ecc - la partecipazione dell'opinione pubblica, della politica, dei media è stata veramente intensa, convinta, reiterata ogni giorno, nel nostro Paese la cosa è presto scivolata via in fretta. Quasi già archiviata.
Poche, troppo poche, a parte rare eccezioni, le ricostruzioni delle storie delle vittime, gli approfondimenti sui loro mondi di solidarietà, la promozione positiva di una vicinanza sincera a queste figure bellissime di Italiani e di Italia nel mondo; ma, infine e soprattutto, nulle le mani offerte per sostenere le perdite.
La parola "solidarietà" è stata così umiliata negli ultimi tempi, che conviene non parlarne, glissare, passare oltre in fretta, per timore di evocare chissà quale reazione di appoggio e simpatia, dopo mesi e mesi di riuscito infangamento e oscuramento di una delle parti migliori della nostra società civile.
Nel nostro cuore quelle vittime vivono ancora e non basterà una settimana o un mese o un anno per cancellarle.
Marco Sassi
Presidente dell'Associazione Volontari Italiani per il Madagascar