TERRA EQUA: Riequilibrare Ambiente-Economia-Società
Se il futuro deve essere sostenibile, che vestito devo mettermi per fare bella figura?
Va diffondendosi l’idea che il Futuro sta in un’Economia Sostenibile. Ma la Crisi Climatica che stiamo vivendo non si ferma con le parole: le emissioni gassose che causano il cambiamento climatico non calano come dovrebbero, contribuendo alla crescita della disuguaglianza mondiale tra ricchi e poveri, all’aumento delle migrazioni forzate, alla difficoltà ad affermarsi di un’economia sostenibile.
ABBIAMO MAI PENSATO CHE UNA PARTE DELLA SOLUZIONE STA NEL NOSTRO GUARDAROBA?
Per questo torna la buona novella di RIVESTITI: la più bella manifestazioni italiana di Moda Etica, dedicata a far toccare con mano cosa significa LA MODA DI FARE UN’ALTRA ECONOMIA.
Molto più di una Fiera: RIVESTITI è un antidoto alla paralisi che si può provare di fronte ai problemi globali. Oltre 60 espositori, 32 Laboratori, 6 Sfilate, 4 Convegni, 4 Spettacoli, Film, Mostre, Teatro… vi porteranno a contatto con le risposte alle domande:
“Ma ne vale la pena? Ma si può fare ancora qualcosa? Ma tanto non contiamo nulla…”
E vi porteranno a capire come può essere che la nostra maglietta costi meno di un panino… Chi paga il vero costo? Come vestirsi in modo sostenibile? Che cosa connette il mio abbigliamento con i ghiacciai che spariscono, i migranti che attraversano il Mediterraneo, e l’aria che respirano i miei polmoni? E cosa significa “votare con il portafoglio”?
Mentre ci pensate potrete berci su, nel più bel palazzo di Bologna, affacciati su Piazza Maggiore!
Per adempiere a questo compito e fornire le risposte giuste, RIVESTITI – evento a entrata libera, 100% non a scopo di lucro – cresce, aumentando gli espositori e i prodotti presenti, gli spazi, gli spettacoli, le parole: la 9° edizione di RIVESTITI avrà il 60% in più di espositori di Moda Etica e di Laboratori, più teatro e più musica. E ospiti di rilevanza internazionale e nazionale.
Tutto per dimostrare che OGGI è possibile vestirsi (bene) rispettando ambiente e lavoro: RIVESTITI parla di cotone biologico, che produce il 46% di gas serra in meno e non inquina né la terra né l’acqua dove cresce; di fibre naturali, che non contaminano i mari e le pelli di chi le indossa; di salari e filiere eque, che combattono povertà, ignoranza e migrazioni; di artigiani e aziende che nel Nord e nel Sud del mondo producono lavoro inclusivo, che riduce emarginazione e promuove i diritti umani. E di esempi concreti di Economia Circolare, che Recuperando, Riciclando e Riusando riduce i rifiuti.
RIVESTITI 2020 è dedicata a 2 temi di grande attualità, tra loro strettamente connessi: la crisi climatica e le migrazioni globali. Con particolare attenzione alle interconnessioni tra i due aspetti: per capire meglio cosa ci può riservare il futuro e come si può, e si deve, intervenire.
Anche pensando alla prossima maglietta che comprerai…
Perché tutto ciò riguarda i miei vestiti?
Secondo l’ONU “Il settore della Moda costituisce un’emergenza ambientale e sociale, ma può anche guidare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”. L’industria dell’abbigliamento è il secondo produttore mondiale di gas inquinanti, producendone il 10% del totale (più dell’insieme di tutti i voli aerei e navigazioni mondiali). Il 20% dei rifiuti che contaminano le acque proviene dalle fabbriche tessili, che costituiscono la seconda attività umana per consumo idrico. L’industria della moda è il più grande inquinatore dei mari, dato che il 62% dei tessuti che utilizza sono fibre sintetiche. La principale materia prima naturale usata dall’industria tessile è il cotone, per la cui produzione si impiega l’11% di tutti i pesticidi ed il 24% di insetticidi usati in agricoltura. Secondo le stime dell’ONU solo l’1% degli oltre 100 miliardi di vestiti prodotti ogni anno viene riciclato, mentre l’85% finisce in discarica. E secondo uno studio della Commissione Europea il 7-8% di tutte le patologie dermatologiche sarebbe dovuto a ciò che indossiamo, come conseguenza del fatto che un quarto di tutte le sostanze chimiche prodotte nel mondo sono utilizzate per fare vestiti.
L’industria della moda e accessori è una delle più grandi al mondo, dà lavoro a 75 milioni di persone (tre quarti delle quali donne), 4 milioni in Europa, 350 mila in Italia. I vertici della grande industria tessile del Nord guadagnano fino a 1.500 volte il salario dei lavoratori base nel Sud del mondo. Le cui retribuzioni incidono in modo estremamente esiguo sul costo finale del prodotto: fra lo 0,5 e il 3%, del prezzo di vendita in Europa.
È la Fast Fashion, bellezza!
Tutto ciò non è dovuto al caso. Ciò che oggi chiamiamo Fast Fashion (Moda Veloce) è stata pianificata da certa industria della Moda, con l’obiettivo di aumentare i loro profitti. Come? Moltiplicando la frequenza di acquisto dei consumatori, aumentando le potenzialità produttive, diminuendo i costi dei prodotti. Il risultato è spettacolare: tra il 2000 e il 2015 la produzione mondiale di abbigliamento è più che raddoppiata, la durata degli abiti si è dimezzata, l’utilizzo medio prima di essere dismessi è diminuito del 36%. Continuando così, entro il 2050 per produrre abbigliamento avremo bisogno di tre volte più risorse naturali rispetto al 2000. Ce lo possiamo permettere?
RIVESTITI dimostra che NOI possiamo scegliere. Anche quando compriamo una maglietta, o le scarpe. Quella maglietta può incentivare sfruttamento, inquinamento, migrazioni, riscaldamento climatico. Oppure no, oppure portare bei vestiti a te, e un reddito equo e tutela ambientale ad altri. Può dare il suo contributo per contrastare la previsione di un riscaldamento consistente della temperatura mondiale già entro il 2024.
Votare col portafoglio si può, anche con l’ “app” dedicata!