La Nuova Guinea, dal caldo equatoriale al gelo delle cime coperte di ghiacciai

Inserito da Andrea Benassi lunedì 06 aprile 2020

Questa volta si tratta di un libro decisamente poco conosciuto. Essere scritto in olandese e non essere mai stato tradotto non aiuta di certo.


Peccato perchè "Tra le nevi eterne dei tropici olandesi" di Colijn (1938) non solo è un libro avvincente che mette la parola fine ad un mistero durato oltre tre secoli, ma è anche un libro che letto oggi ci interroga sulle nostre responsabilità planetarie come 'esseri umani' e anche in modo più specifico sulle nostre responsabilità in qualità di esploratori.


Ma andiamo con ordine.


Nel 1623 Jan Carstensz fu inviato dalla Compagnia delle Indie a verificare le coste meridionali della Nuova Guinea.

Durante la sua navigazione, Jan avvistò sospesi sopra la foresta e sopra le nuvole delle enormi montagne bianche.

Tornato in Europa descrisse le sue esplorazioni e raccontò di come al centro di quella enorme isola continente, a cavallo dell'equatore, dovessero trovarsi montagne altissime coperte da ghiacciai. Fu deriso e non creduto dai più.

Due secoli dopo le montagne innevate della Nuova Guinea erano diventate una realtà geografica per tutti: una realtà però ancora avvolta nel mistero e mai raggiunta.

Con l'avvento del 900 prende corpo una vera e propria sfida tra le differenti nazioni europee per chi sarà il primo a mettere il piede sulle immacolate nevi equatoriali della Nuova Guinea.

Grandi spedizioni militari si susseguono a spedizioni private in stile quasi 'alpino'.

Le grandi montagne sono li, a meno di 100 chilometri dalla costa, ma le estese paludi, i fiumi non navigabili le foreste e la difficoltà logistiche rendono praticamente impossibile raggiungerle.

Memorabili le spedizioni di Lorentz a cui oggi quelle montagne sono in parte dedicate.

Quel ghiaccio e quelle cime sembrano un miraggio impossibile da raggiungere, almeno fino alla spedizione Colijn.

Basandosi sugli errori precedenti ma sopratutto grazie all'avvento dell'idrovolante le cose cambiano totalmente. L'aereo permette di sorvolare i terreni impossibili e decidere la via giusta da seguire e cosa ancora più importante, se non può certo atterrare, può però lanciare viveri alle squadre sul terreno.

E cosi con il supporto aereo la spedizione riesce a raggiungere il plateau passando dal caldo equatoriale al gelo dei quasi 5000 metri delle cime coperte di ghiacciai.

Un paesaggio fiabesco a cui verranno dati non a caso nomi di personaggi e luoghi delle favole europee.

Purtroppo tra gli obiettivi della spedizione c'era anche l'indagine geologica dell'area, e purtroppo una strana formazione quasi sulla sommità non passò inosservata e venne riportata nelle mappe e nei report.

Pochi mesi dopo l'uscita del libro arrivò la guerra, ovviamente anche nel pacifico, ma qualcuno aveva non solo letto il libro ma anche notato la stranezza geologica riportata.

Finita la guerra in modo roccambolesco un gruppo di geologi si reco su quelle stesse cime per verificare quanto ci fosse di vero e in caso positivo serbare quel segreto per i tempi giusti. I tempi in cui tecnica e mezzi avessero reso possibile l'impossibile.

E purtroppo quei tempi a metà degli anni '80 arrivarono. Enormi elicotteri da carico trasportarono smisurati bulldozer fino a creare un strada che dalla costa risaliva fino alla cresta della montagna.

Lì a oltre 4000 metri di quota, in quello che era uno dei luoghi più inaccessibili del globo, iniziarono quindi a scavare l'enorme cratere di quella che sarebbe diventata la più grande miniera d'oro e rame del pianeta.

Oggi dai laghi di fiaba e dalle nevi del monte Carstenz si possono sentire i rumori della miniera e le guardie armate stazionano appena oltre la cresta.

Già le nevi eterne... Colijn nel 1938 non poteva immaginare, ma quelle nevi forse non raggiungeranno il prossimo decennio.

Ormai dei grandi ghiacciai che si possono vedere nel suo libro non è rimasto quasi nulla.

Già nel 1963 quando Temple e Harrer ritornano per la prima volta in quei luoghi per scalare altre cime inviolate, faticano a riconoscere le descrizioni di Colijn e le sue foto.

Decennio dopo decennio, ormai oggi i ghiacciai equatoriali della Nuova Guinea sono quasi un ricordo di neve sfatta e a breve entreranno nella geografica del mito. Come ai tempi di Carstenz.


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