Dal gelo eterno dell'Antartide all'Africa tenebrosa

L'edizione italiana apparse per i tipi di Treves già specializzato in pubblicazioni di viaggi ed esplorazioni.
Inserito da Andrea Benassi mercoledì 08 aprile 2020

Con un salto istantaneo nello spazio e nel tempo, dal gelo eterno dell'Antartide, ci immergiamo a capofitto nell'Africa tenebrosa, anzi "In Darkest Africa" scritto da Henry Morton Stanley nel 1890.


Se l'Antartide rappresenta forse insieme solo alle grotte e ai fondali oceanici, l'esplorazione geografica più 'pura' e assoluta, l'Africa raccontata da Stanley ci porta invece nel cuore dell'intreccio più oscuro tra esplorazione e potere, tra scoperte e colonialismo.

Un vero e proprio viaggio nel Cuore di Tenebra, e non si tratta di iperbole, ma bensì proprio di una delle principali ispirazioni a cui pochi anni dopo Joseph Conrad attingerà per il suo personale viaggio nell'orrore.

Ma questa è un altra storia.

Già il sottotitolo del libro, anzi dei due sostanziosi volumi che compongono l'opera (circa 1000 pagine fitte!) ci fa capire di essere davanti a qualcosa di complicato:

"In Darkest Africa, or the quest rescue and retreat of Emin governor of Equatoria".

Ma facciamo un salto indietro di qualche anno. Se sei il figlio di ragazza madre povera nell'Wales della prima metà dell'800, le cose non partono molto bene.

Ricominciare tutto e tentare la fortuna emigrando negli Stati Uniti può essere un idea. Cosi oltre ad una nuova patria il nostro trova anche una famiglia quasi adottiva e cambia il suo nome e da John Rowlands diventando Henry Morton Stanley.

Ci penseranno poi i lunghi anni della Guerra Civile Americana a temprare Stanley tanto all'orrore della violenza, quanto all'arte della scrittura.

Inizia proprio come corrispondente di guerra la sua carriera giornalistica. Da allora tanto le frontiere dell'West quanto guerre e rivoluzioni tra Etiopia, Iran o Spagna vedranno i suoi reportage.

Ma è nel 1869 che la fortuna bussa alla porta di Stanley. Quando la Royal Geographical Society inglese indice un premio per chi darà notizie sulla sorte di Livingstone scomparso da tre anni alla ricerca delle sorgenti del Nilo, Il New York Herald è disposto a finanziare la ricerca, mentre lui è disposto a rischiare la vita per la fama.

Le cose andrammo piu o meno come tutti sanno: Livingstone è vivo e Stanley con i suoi diari sui tre anni di spedizione diventa la Star mondiale del momento.

Esperto di Africa ma sopratutto esperto in missioni impossibili.

Gli anni che seguono inaugurano uno dei periodi più bui per il continente africano che viene rapidamente spartito in sfere d'influenza tra le nazioni europee.

Nel caos che si genera il 1885 vede la caduta del controllo Anglo-Egiziano sul Sudan che passa in mano ai ribelli Mahadisti. L'inghilterra si trova quindi tagliata fuori dal controllo dell'alto Nilo e la provincia di Equatoria si trova assediata con il suo Governatore Emin Pascia che manda lettere con richieste di aiuto all'Europa.

In tutto questo, che assume chiaramente i tratti di un grande gioco geopolitico tra potenze europee, Stanley si trova a diventare una sorta di agente per conto di Leopoldo II, re del Belgio. Il sovrano nutre infatti il folle desiderio di annettersi l'intero inesplorato bacino del fiume Congo come possedimento personale, tanto da aver creato il suo personale "Congo Free State". La giustificazione è semplice: il fiume Congo deve diventare la via di penetrazione commerciale all'interno dell'Africa e con i commerci viaggerà la Civiltà e il progresso. La crisi di Equatoria, diventa così occasione per intrecciare molte ambizioni.

Invece di partire dalla costa est dell'Africa Stanley partirà infatti dalla foce del Congo all'estremità opposta del continente, tanto per realizzare il suo progetto di attraversare per primo il continente, quanto per soddisfare le mire di Leopoldo II che riveste il suo folle progetto di caritatevole pietas civilizzatrice.

Ovviamente la spedizione viene dichiarata umanitaria e non militare, per non creare ulteriori tensioni tra le molte potenze in gioco:


"The expedition is non-military—that is to say, its purpose is not to fight, destroy, or waste; its purpose is to save, to relieve distress, to carry comfort. Emin Pasha may be a good man, a brave officer, a gallant fellow deserving of a strong effort of relief, but I decline to believe, and I have not been able to gather from any one in England an impression, that his life, or the lives of the few hundreds under him, would overbalance the lives of thousands of natives, and the devastation of immense tracts of country which an expedition strictly military would naturally cause. The expedition is a mere powerful caravan, armed with rifles for the purpose of insuring the safe conduct of the ammunition to Emin Pasha, and for the more certain protection of his people during the retreat home. But it also has means of purchasing the friendship of tribes and chiefs, of buying food and paying its way liberally."


Le cose lungo la strada si dimostreranno un poco più complicate. L'enorme carovana dalla foce del fiume Congo traverserà in due anni l'Africa coast-to-coast dall'Atlantico all'oceano Indiano fino all'isola di Zanzibar. Un viaggio su fiume e a piedi per nulla tranquillo o pacifico, bensì segnato dai continui scontri armati con le popolazioni del fiume Congo, scontri affrontati testando sul terreno i primi mitragliatori appena usciti dall'industria bellica statunitense. Hiram Maxim fornirà infatti alla spedizione i suoi letali mitragliatori portatili realizzati appena due anni prima, una vera novità: i Maxim Gun.


Un viaggio dove l'esplorazione delle montagne del Ruwenzori e dell'alto Congo s'intreccia con la smodata ambizione personale e con gli interessi di infiniti lontani attori, politici, piccoli burocrati e azionisti. Un viaggio nel lato più tenebroso della nostra modernità.


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