Nel libro di Gordon Maccreagh un Brasile Inesplorato e molto "divertente"

Purtroppo non si legge la didascalia... ma per capire il tono: "Uno dei due è l'autore".
Inserito da Andrea Benassi martedì 14 aprile 2020

Per nostra fortuna non tutti i libri d'esplorazione sono opere tragiche o caratterizzate da narrazioni disperate in cerca di un phatos esagerato.

Anzi tra i migliori come autori e testi ci sono indubbiamente quelli capaci di alternare come è naturale che sia, lati tragici a lati comici di ogni avventura e a maggior ragione di quelle in cerca dell'Altrove.


Poi ci sono dei testi come "Nel Brasile inesplorato" di Gordon Maccreagh che proprio rompono gli schemi a cui siamo abituati quando pensiamo ad avventura ed esplorazione.


Uscito nel 1926 con il titolo White Waters and Black, il libro racconta la storia della Mulford Biological Expedition la spedizione partita nel 1921, era diretta all'esplorazione di una parte del bacino amazzonico, ed aveva come intento realizzare un transect biologico realizzando la traversata delle Ande da La Paz e quindi dirigersi nell'alto bacino amazzonico presso Rurrenabaque (Lo stesso simpatico villaggio che vedeva spesso proprio in quegli stessi anni passare il colonnello Fawcett in cerca di animali misteriosi o della leggendaria città di Z, ma avremo tempo di raccontare anche questa storia) per continuare quindi verso il Rio Negro e da qui risalire verso la Colombia, valicare nuovamente le Ande ed arrivare a Bogotà:

 

“Diremo la storia di otto uomini bianchi che si propongono di seppellirsi nelle giungle dell'Amazzoni per un periodo che può variare da uno a due anni se non verranno loro meno salute, fortuna e tenacia (…) Non c'è che dire: il programma è ardito. Due anni fra le giungle sconosciute, attraverso regioni che presenteranno delle difficoltà. I membri della comitiva, ho già detto saranno otto bianchi, di cui sei professori, lustro delle loro rispettive materie: cinque di loro non hanno mai visto una giungla ne conoscono altri viaggi se non per treno: due sono ben più che a metà del cammin di loro vita e decisamente ostinati: uno per di più è noto come il prototipo del professore stizzoso con tutti i caratteri che di solito gli si attribuiscono sulla scena (…) A mio parere una spedizione su queste basi contiene tutti gli elementi che possono portare al dramma. Qualche elemento sarà da commedia, ma parte sarà certo germe di tragedia: non c'è neanche da discuterlo. (…) Ma è altrettanto certo che il mio racconto sarà interessante. O almeno avrà il pregio della novità. Non si è mai dato prima d'ora il caso di un individuo tanto sacrilego da tenere un giornale di tutto quanto avviene nell'intimità di una comitiva di eminenti professori lanciati a briglia sciolta nei boschi selvaggi.”


Sagace, pungente e iconoclasta quanto basta Gordon, coinvolto nella spedizione non come scienziato o accademico, ma in quanto organizzatore della logistica ed esperto in luoghi 'selvaggi', ci racconta il lato tanto oscuro quanto umano di ogni spedizione che si ammanta dell'algida patente scientifica.

Il tutto in mezzo a problemi veri e reali.

Certo che quando racconta nel suo stile della mostruosa confusione creata da oltre tre tonnellate di casse e materiali stipati dagli accademici senza il minimo ordine, il tutto mentre il gruppo si trova abbandonato su un banco di sabbia nell'alto bacino delle amazzoni, senza la minima idea di come trasportare il materiale, compreso un motore fuoribordo di cui gli stessi professori si sono scordandoti la benzina...


Beh credetemi si riesce a ridere alla grande.


E questo ovviamente è solo l'inizio.


Sicuramente la biografia incredibile e roccambolesca dell'autore e le sue doti di scrittore contribuiscono al risultato finale: qualcosa a metà strada tra Indiana Jones e Tre Uomini in Barca.


Difficile trovare molti libri realmente d'esplorazione dove i pericoli s'intrecciano in modo inestricabile con uno humor di grande stile.

(Forse solo lo stile di Redmond O'Hanlon con i suoi Into the heart of Borneo e In trouble again ci si avvicina!)


Comunque sia Nel Brasile inesplorato è un libro che si legge dall'inizio alla fine quasi con le lacrime agli occhi dalle risate, sopratutto se si ha qualche esperienza diretta di problemi e contesti simili, il tutto mentre si scendono fiumi inesplorati senza certezza di uscirne vivi, mentre si resta abbandonati per mesi in mezzo alla foresta oppure mentre si giace avvelenati da un seringueiros pazzo.


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