Una storia con una morale
Quando iniziò la conquista del West, a metà del XVIII secolo, circa trenta milioni di bisonti pascolavano nelle praterie dell'ovest.
Le mandrie di bisonti divennero facili prede dei coloni e dei cacciatori bianchi, che asportavano le pellicce destinandole ai mercati dell'est.
Le carcasse venivano lasciate a decomporsi al suolo e all'appetito degli animali spazzini.
Con l'avvento della ferrovia la caccia al bisonte divenne un'attrazione turistica, tanto che i passeggeri potevano colpire gli animali sparando dal treno.
Lo sterminio proseguì ed accelerò grazie all'esercito, che si impegnò nella mattanza di bisonti allo scopo di fiaccare la resistenza indiana, privando i nativi della loro prima risorsa alimentare. "Un bufalo morto è un indiano in meno" solevano ripetere gli ufficiali.
È accertato che nel solo biennio 1872-1873 ne vennero uccisi tre milioni. Alla fine del XIX secolo non restavano che poche centinaia di bisonti in libertà.
Ironia della sorte, nel 2016 il bisonte è stato elevato a simbolo della nazione a stelle e strisce.
Nella foto, scattata nel 1870, una pila di teschi di bisonte, pronti ad essere trattati per la trasformazione in colla e fertilizzante.
Se questa storia vi ha fatto inorridire, avete pensato che non avreste mai partecipato ad un tale massacro e che magari avreste fatto di tutto per fermarlo, vi informo che oggi stiamo ripetendo le stesse azioni.
Su scala globale però e nei confronti di un numero drammaticamente superiore di specie animali e popoli indigeni. Chi sono i mostri peggiori, gli americani del XIX secolo oppure noi?
È molto facile giudicare la storia. È molto più difficile cambiarla in corsa.