Moena, una bellezza inebriante /3
Incontro con la Guida dell’albergo
La sera mi ritrovo insieme ad altri per parlare di un paio di gite offerte dall’albergo.
Si presenta un tipo che dice di essere una guida qualificata: a me veramente sembra un ex hippy reduce dal ‘68.
Capelli lunghi e scompigliati sotto un cappellino che porta il logo della sua azienda turistica. Dice che si chiama Matteo e che tutti lo chiamano Teo.
Questo almeno è quello che dice lui, ma io non ci credo.
Matteo è già un bel nome, perché storpiarlo?
Mah, affari suoi…
Dopo un po’ che lui parla lo interrompo dicendo che avevo visto delle locandine all’entrata dell’albergo con dei prezzi delle sue escursioni che a me parevano un tantinello esagerati.
Insomma non mi va proprio di arricchirlo – lui che va con una Rolls Roice alla mia facciaccia, non mi sembra giusto – e mi presento come un operatore turistico e che quindi sa quel che dice.
Matteo, facendomi anche degli esempi, mi fa capire di avere capito perfettamente quello che sto dicendo e mi tranquillizza molto.
Siamo in quattro persone, compreso lui: una donna con suo figlio di 14 anni dalla Liguria e io.
Non avrei mai pensato che noi quattro avremmo condiviso insieme il proseguo della vacanza.
Siamo in poltroncine comode, vicino a uno degli ingressi per accedere all’aerea ristorante, che da sull’esterno e fa vedere poco lontano il pullmino di Matteo, bello e colorato, con tanto di logo e scritte: Dolomites Vertical Life!
Mentre siamo seduti a parlare, ci passa nel mezzo di continuo, Carola con la sua silhouette altoatesina – una simpatica distrazione – che a un certo punto si blocca, sentendo il ragazzo parlare di me.
Improvvisamente Leonardo (il 14enne) mi chiede, chi sono e cosa faccio, perché mi vedono (lui e sua madre) prendere appunti in continuazione.
Fra la meraviglia generale dico che ho un blog su www.azionenoviolenta.it dove mi diletto a scrivere sulle esperienze e le persone che mi colpiscono senza però fare recensioni vere e proprie.
Sembra come svelarsi un mistero che aleggiava nell’albergo (chi è costui, cos’è venuto fare in realtà!) da quando ho chiesto proprio a Carola dei fogli per prendere i miei appunti.
Anche lei infatti è come si sentisse alleggerita e nel suo via vai si ferma proprio a parlare con noi di questa cosa, che evidentemente le interessa molto.
È strano a dirsi, per essere un perfetto sconosciuto, da lì in poi godrò nelle persone di una considerazione particolare…
Sembra che abbia un fascino incredibile parlare anche di Azione Nonviolenta e che questo mi faccia assumere un alone da intellettuale/giornalista.
Il che non mi dispiace affatto.
Famiglie organizzate
3-4 famiglie condividono le vacanze nello stesso albergo.
Bambini che giocano e i grandi che ridono e scherzano insieme: si direbbero, i soliti uomini eterni Peter Pan e quindi mi faccio solleticare da stereotipi consolidati nella mia mente.
E poi vedo mattina dopo mattina che gli uomini si fanno la loro corsetta fuori dall’albergo, per cui un giorno li sorprendo piegati dalla fatica e li intervisto facendo loro i complimenti per questa iniziativa che fa bene al corpo e allo spirito.
Mi dicono che tutte le mattine alle 7 si fanno una mezz’oretta di corsa, fanno la doccia e poi stanno con le loro famiglie e da lì inizia la giornata.
Mi sembra uno splendido modo di stare insieme: 1. Alzarsi prima per pensare al proprio benessere psicofisico. 2. Insieme per la colazione di buon ora al mattino per avere davanti a sé tutta la giornata a disposizione. 3 Fare il massimo che si possa fare per tenere presente l’esigenza di tutti: dal bambino che è troppo piccolo per fare camminate più lunghe; agli uomini che corrono non togliendo nulla all’organizzazione famigliare, anzi, probabilmente arrivando più carichi.
Uno di loro mi si rivolge – come mi chiedesse una conferma – una sera mentre vedevamo le immagini di Matteo su un televisore in una sala dell’albergo: “Perché fa bene avere i propri spazi all’interno della coppia.”
E io gli ho detto: “Sì, è una buona cosa ed è auspicabile per il bene della coppia stessa.”
Una giornata con Daniela e Davide
Il giorno dopo aver incontrato Matteo, su suo suggerimento, la nostra piccola comitiva va per il sentiero dal Passo San Pellegrino al Rifugio Fuciade: bello ma è come fare una “vasca in piazza”. Troppo semplice per noi.
Al Fuciade conversiamo con una coppia e facciamo subito amicizia: lei di Rocca San Casciano e lui di Forlì.
Praticamente miei vicini di casa!
Infischiandocene dei consigli di Matteo per un bel giro ad anello da Fuciade, tutti insieme (io, Leonardo, Daniela e Davide – mamma Monia rimane al rifugio ad aspettarci) decidiamo di proseguire senza una meta precisa, fantasticando per un altro giro ad anello molto più ampio che è e rimarrà solo dentro le nostre teste.
Mentre sto scrivendo, ho sotto di me la cartina con il sentiero segnato da Matteo e tanto di numero di telefono in caso di difficoltà, che ovviamente da veri “sboroni” romagnoli non abbiamo utilizzato.
Non avendo i miei bastoncini da escursione – che ho lasciato in macchina – Davide, molto opportunamente mi porge un bastone che si rivelerà alquanto utile.
Faccio una tale fatica per una salita, che quasi mi deprimo: ma come, dopo tre giorni di cammini impegnativi, non mi sono ancora abituato alla montagna?
Poi in realtà anche qui c’è una ragione: secondo Matteo, bisognerebbe alternare camminate facili a quelle impegnative e non in un crescendo come pensavo io!
Ad ogni modo, superata (coraggiosamente!) questa salita, ci aspetta un panorama stupendo e la compagnia è gradevolissima!
Leonardo e Davide, i più atletici e sportivi, stanno davanti, mentre io e Daniela rimaniamo indietro e lei mi racconta tutto della sua vita non tralasciando alcun dettaglio.
In pratica Daniela – giovanissima fra l’altro come il suo sposo – parla sempre e io ne rimango piacevolmente stupito.
È divertente camminare con lei e mi gratifica che non si faccia nessun problema a parlare delle sue faccende.
Mentre i due davanti fanno da esploratori, vanno e vengono per vedere dove porta il sentiero o quell’altro ancora…alla fine Daniela imbriglia il suo uomo, obbligandolo a cessare l’esplorazione e ritorniamo quindi per lo stesso sentiero, che sembra anche diverso, tale è il panorama che ci troviamo di fronte.
Difatti una cosa che si impara in montagna è che uno stesso sentiero, che tu lo percorra in un senso e poi in senso inverso, cambia completamente il panorama: grazie Guida Matteo anche per questa chicca!
Ci congediamo da questi ragazzi meravigliosi con cui siamo stati veramente bene:
Forza ragazzi, continuate così!
Giorgio Gatta