Moena, una bellezza inebriante /4
L’umiltà e la riservatezza del montanaro
Dopo una giornata di escursione con Matteo ci avviamo – io, Leonardo e Monia – per rientrare in albergo.
Non è affatto tardi e fra me e Matteo c’è una buona intesa sul modo di fare turismo e già dal giorno prima avevamo parlato tanto.
Inoltre si è instaurato un bel clima di condivisione fra tutti noi.
Pertanto mi posso concedere di proporre al gruppo di ritornare all’Agriturismo El Mas dove eravamo appena stati il pomeriggio prima e che è comunque a pochi metri dal nostro albergo.
Matteo appare visibilmente sorpreso e quasi con tono imbarazzato mi dice:
“Ma se ci siamo stati ieri!”
Rispondo: “Appunto per questo, andiamo a conoscerla meglio! Ti fidi di me?”
“Sì mi fido” dice Matteo.
Replico io: “Bene, adesso vedrai…”
Ovviamente non so cosa succederà ma il mio istinto mi dice che c’è ben altro da scoprire.
Un passo indietro
Il giorno prima avevamo vissuto momenti molto belli e molto intensi soprattutto al caseificio e alla bottega dei formaggi e prodotti tipici, grazie all’ospitalità del Mastro Casaro Peter.
La sua accoglienza è stata il meglio che si potesse pensare e io mi sentivo così bene che sono perfino entrato in una delle celle frigorifere, redarguito molto gentilmente da Peter.
Come dire: va bene essere accoglienti ma a tutto c’è un limite!
Ci ha fatto vedere i vari tubi sul soffitto che collegano la stalla direttamente con il caseificio, che si distingue da tutti gli altri della zona per essere l’unico al quale viene conferito il proprio latte.
Il negozio è splendido con scaffalature belle e ordinate di prodotti trasformati da loro: miele, marmellate, confetture e altri prodotti di aziende vicine. Ci sono pure alcuni libri su racconti, storia e tradizioni dell’Alto Adige.
Poi per finire in bellezza, il Mastro Casaro Peter ci delizia con una degustazione di formaggi magistralmente descritti.
Il complesso si presenta molto bene: oltre ad esserci ampio spazio all’aria aperta per sedersi ai tavoli, c’è un ristorante curatissimo.
Insomma come tour turistico è stato impeccabile ma per me c’era qualcosa che mancava.
Il turismo basato sulla condivisione di un’esperienza
Arrivati all’Agritur El Mas, ordino quindi salumi e formaggi per tutti e bevanda al sambuco a volontà e intanto chiedo alla cameriera se è presente il proprietario.
Purtroppo è fuori e torna in un orario poco compatibile con i nostri tempi.
Ma intanto mangiamo e beviamo e Matteo che non si ferma mai di parlare ci dice quasi con nonchalance che l’intera struttura l’aveva fatta lui.
“Come?” – dico io e poi riprende lui – “È stato il mio ultimo lavoro da geometra e l’ho aiutato io a mettere su questa struttura!”
E così sbotto: “E cosa aspettavi a dirmelo!?”
Ma la discussione finisce subito perché arriva un omone grande che Matteo connota subito: “Ecco Michelangelo!”
El Mas è frutto di un sogno: aveva la passione degli animali (mucche da latte) pertanto ha cercato un luogo adatto per mettere su quest’azienda.
Noto sia il racconto di Michelangelo che di Matteo che parlano di sé stessi quasi con pudore, dovuto al fatto ed è molto vivo nei loro ricordi, la fatica che hanno dovuto fare i propri genitori, nonni, ecc…per portare il pane a casa.
La riconoscenza verso le generazioni che precedono l’attuale è la roccia su cui si fonda il loro agire ed è anche la loro energia.
La fatica del lavoro e la vita vissuta in miseria è stata trasmessa alle future generazioni in maniera indelebile e quel ricordo è sempre presente nelle loro menti: è premessa e costituisce le fondamenti di qualsiasi progetto futuro.
Gino e il Maso
Ed è lo stesso racconto di Gino della Baita Paradiso al Passo San Pellegrino il quale ha comprato un Maso altoatesino: per tradizione il Maso veniva ereditato di padre in figlio con una logica ereditaria che mirava alla sopravvivenza della famiglia.
Gli spazi del Maso venivano suddivisi a seconda della funzionalità nell’alternarsi delle stagioni.
Ai ristoranti di Gino e Michelangelo val bene una visita per studiarne gli angoli accoglienti e confortevoli, studiati nei minimi particolari.
Ad El Mas c’è una grande vetrata che da sulla stalla degli animali, che trasmette al di là di qualsiasi espressione, il legame inscindibile fra l’Azienda Agricola e tutte le varie parti dell’agritur.
È la dimostrazione della trasparenza, che viene motivata con orgoglio, di un ciclo produttivo: da dove nasce e dove tutto arriva sulle tavole.
Il giovano cuoco fa capolino nel suo orto, delimitato dal suo bello steccato, per cogliere quanto gli serve per i suoi piatti.
La Stua “Cucina della Nonna” della Baita Paradiso è una chicca imperdibile per chi viene da queste parti e non puoi fare altro che trattenerti per mangiare una volta che l’hai vista.
Gino ha pensato bene a uno spazio più intimo, famigliare e bello, mentre il resto del ristorante pur presentandosi in maniera pregevole è stato adibito a self service.
Qui sta la genialità dell’imprenditore:
Michelangelo con il suo latte al suo caseificio e il finestrone per fare vedere in presa diretta cosa succede nella stalla per il divertimento dei bambini e la vista dei grandi.
Gino, in ascolto delle esigenze dei suoi clienti, da una parte crea un piccolo paradiso (con tanto di cucina autonoma) e dall’altra un tipo di mensa di alta quota ma con prodotti di alta qualità.
Geniale…anzi geniali!
I bagni di entrambi i locali poi appaiono un salotto buono per poter fare delle chiacchiere da quanto sono belli con soluzioni di design veramente indovinate.
Gino e Michelangelo hanno svolto una lunga esperienza altrove, coltivando i loro sogni e guardandosi sempre attorno, cogliendo le opportunità al momento giusto.
Giorgio Gatta