Bova (RC), ‘Donne’ vestite di Natura salutano la Primavera e attendono la Pasqua

Inserito da Andrea Benassi venerdì 06 aprile 2012

La processione delle Palme, tra i più antichi riti di Calabria 


Da http://www.reggiotv.it/


Bova (Reggio Calabria) - La religione Cristiana e la mitologia greca, la figura femminile e i frutti della terra, la manualità e la minuzia del lavoro, la laboriosità e la pazienza, la preparazione e la tradizione, il momento privato e quello pubblico, la Fede ed il folklore, tutte componenti di uno dei più antichi riti della Calabria, di cui è tornata custode la comunità di Bova, in provincia di Reggio Calabria. Un borgo a 960 metri ai altezza sul mar Jonio, più popolato di estate ma vissuto in ogni stagione dell’anno dai suoi 500 abitanti, residenti tra il centro e le zone rurali.

Qui da alcuni lustri torna ad essere celebrata la processione delle ‘Palme’, ‘Parme’ secondo il culto religioso cristiano, secondo la cultura popolare ‘Pupazze’, secondo alcune testimonianza raccolte ‘Madamme’. Il segno religioso è comunque forte a Bova dove, ricordando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, sfilano la domenica che precede di una settimana la Santa Pasqua, cioè quella della Palme, intrecci minuziosi di foglie di ulivo, nastri e merletti sostenuti da un telaio di canna, con fiori e frutti che delineano graziose figure femminili, delle cui antiche tradizioni sono specialmente custodi le famiglie Traclò, Mesiano, Iiriti, Nucera e D’Aguì.

Giorni di preparazione e di paziente lavoro di intreccio tramandato di generazione in generazione. Uomini, donne, grandi e piccini, dinnanzi al focolare domestico creano per poi condividere, nel giorno della processione con l’intera comunità, il lavoro di giorni tramandato nei secoli.

Un rito tra i più antichi della Calabria che nel corso del tempo è stato attraversato, arricchendosi per alcuni e disperdendo la sua dimensione interiore e religiosa per altri, dal mito che propizia la fecondità della Terra e lambito da venti di cultura popolare intrisi di tradizioni orali profonde ed indimenticate. Una stratificazione storica che è anche dinamismo, unicità e creatività. Da qui i diversi nomi di ‘Parme’, ‘Pupazze’ e ‘Madamme’. Quest’ultimo in particolare è stato oggetto della testimonianza di un’anziana signora, Francesca Palamara, nata nel 1924 e spentasi a Bova la fine dello scorso anno e che prima di morire ha lasciato una lettera sottoscritta in cui racconta di ricordare il ritornello che si intonava:’ Ghiornu di li Palmi, vistimu li madammi. Li purtamu in processioni con tanta devuzioni’.

Un rito che è patrimonio culturale della Calabria ma anche familiare. Varcati i confini regionali di una ‘Parma’ di Bova benedetta nel Duomo di Milano, proprio grazie alla famiglia Mesiano, il cui componente Giuseppe è emigrato in Lombardia portando nel cuore la tradizione più antica e suggestiva della Chora di Bova.

Suggestivo rito, tra i più antichi della Calabria, molto atteso e molto partecipato. Grande partecipazione della cittadinanza residente e non. Folti gruppi anche da Reggio e con essi Michele Ficara in processione con la Palma tradizione, intrecciata da lui stesso.

A guidare il corteo le autorità il sindaco Santo Casile, il vice sindaco con delega alla Cultura Gianfranco Marino, Francesca Crea, commissario prefettizio del comune di Bova Marina sciolto per infiltrazioni e dove a breve si insedierà al terna commissariale, l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, e gli assessori provinciali alla Tutela delle Minoranze Linguistiche, Mario Candido, e alla Cultura, Eduardo Lamberti Castronuovo, il presidente del Consiglio comunale di Reggio Sebastiano Vecchio.

Una ricchezza di inestimabile valore, capace di attraversare epoche e generazioni al punto da racchiudere in sè tracce di tradizioni più antiche; una molteplicità di significati come testimoniato dai diversi nomi con cui viene indicata.

Una eterogeneità non unanimemente condivisa ed anche interpretata, da alcuni, come un rischio di alterazione del significato religioso. Rimane, comunque, una grande festa di colori e di profumi della chora di Bova, il borgo greganico per antonomasia, dove sfilano le cosiddette ‘Parme’.

Si comincia a lavorare settimane prima e poi la domenica delle Palme, all’alba si appongono fiori e frutti freschi prima che tali figure con sembianze di donne vestite di natura, sfilino da piazza Roma fino alla chiesa di San Leo per ricevere la Benedizione, per poi essere portate in processione tra i suggestivi viottoli del paese fino alla chiesa di Santa Caterina. Quindi, dopo la Messa solenne, tornate in piazza Roma, vengono smembrate ed i singoli ramoscelli di ulivo, pazientemente intrecciati, vengono donati alle tante persone accorse anche da comuni limitrofi e dal comune capoluogo reggino.

Alcune delle Palme vengono lasciate intatte ed offerte ai rappresentanti istituzionali. Come avvenuto nella piazza della storica Locomotiva dove è stato anche presentato alla cittadinanza il mosaico ‘Sacralità grecaniche’ realizzato dall’artista romano, nato da genitori crotonesi, Roberto Lucifero, che ripropone lo scenario siciliano dell’Etna, e poi i tasselli calabresi, la chora di Bova, la vallata dell’Amendolea, il faro di Capo Spartivento in provincia di Reggioi. A corredo, acuminate parole di speranza: ‘Bisogna, perché rinasca la Primavera, che il grano muoia sotto terra’ (‘NA JENNITHI’ METAPALE MIA ANIXI, ECHI, TO SITARI, NA PETHANI CHUMENO…)

In particolare una delle Palme benedetta a Bova sarà tradotta nella capitale in occasione dell’allestimento della mostra ‘Il respiro della Sila’, il prossimo 12 aprile, per la celebrazione della Festa di Cibele presso il centro Studi della Cappella degli Ursini di Roma. Evento curato da Sonia Ferrari, presidente del Parco della Sila e della Federparchi Calabria. Un’altra sarà ospitata nel parco archeologico di Bova Marina, ‘Archeo Deri’, andato incontro ad innumerevoli difficoltà gestionale dalla sua apertura avvenuta quasi due anni fa, ma per il quale sono state annunciate importanti novità sia dal commissario di Bova Marina, Francesco Crea, che dalla Sovrintendente per in Beni Archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi. Molto si punta sulla sinergia istituzionale.

Un’intensa giornata organizzata dal restauratore di beni Etnoantropologici, originario di Bova e ora residente a Roma, Pasquale Faenza i cui studi, coadiuvato da Alfonsina Bellio ed Anna Maria Lico della soprintendenza dei Beni Storici Artistici della Calabria, condussero alla catalogazione nel 2009 della Palma di Bova come Bene Etnoantropologico Immateriale della Calabria.

La manifestazione si è conclusa con la costituzione di un comitato a sostegno di questa peculiare tradizione, presso il centro visita dell’Ente Parco Aspromonte a Palazzo Tuscano, che ha visto anche l’adesione dello stesso parco rappresentato dal presidente Leo Autellitano, e dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma rappresentata dall’antropologo Andrea Benassi, arrivato a Bova per esplorare anche il momento privato di preparazione di questo antico rito. Tracciata l’idea di un progetto comune che ponga al centro di un’iniziativa capitolina, questo antico rito.

Lo stesso centro visite ha poi ospitato lo spettacolo dei giovani e piccini della scuola delle suore Veroniche del Volto Santo di Bova che, sotto la guida di Liliana Cuzzilla e Antonella Petrulli, hanno ripercorso, anche il lingua Grecanica e curando anche la scenografia, la storia del mito di Demetra e della figlia Persefone, rispettivamente dea del Grano e della Primavera. Un cammino nel mito dal rapimento per mano di Ade innamorato della giovane, dall’angoscia di Demetra e dalla carestia, fino al ritorno dagli Inferi di Persefone liberata, l’abbraccio della madre e la nuova ventata di vita e fertilità.

Un modo per testimoniare l’antichità e la molteplicità di una tradizione capace di mantenere vivo tutto il sentire, in tutte le sue sfaccettature, con cui intere generazioni l’hanno tenuta in vita nei secoli, fino ad oggi. Con l’auspicio che proseguiranno in questo cammino di memoria, tradizione e futuro.

 

Anna Foti

Lunedì 02 aprile 2012
Ore 18:56


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