Il Colpo di Stato in Mali e la ribellione tuareg

Inserito da Marco Vannozzi martedì 10 aprile 2012

Resoconto della situazione in Mali a seguito del colpo di stato del 22 marzo e dell'occupazione della ribellione tuareg dell'Azawad.

Firenze, 8 aprile 2012. Non a caso inizio con la data del giorno nel quale scrivo questo spero chiaro anche se non breve resoconto. La situazione politica in Mali è, dal 22 marzo, in continua evoluzione e lo sarà sicuramente nei prossimi giorni. Speriamo che la situazione torni alla normalità nel minor tempo possibile. E' l'auspicio di chi, come me, ha imparato ad amare questo Paese ma soprattutto è un segno di rispetto nei confronti della sofferenza delle persone che lo abitano che hanno costruito, in questi 50 anni di indipendenza, una Nazione considerata un esempio di democrazia in tutta l'Africa occidentale e che rischia in pochi giorni di essere distrutta.

La situazione a oggi è che il Mali risulta diviso in due parti: la parte sud-occidentale, con la capitale Bamako e Mopti, la città che ben conosco e dove con AfricaGriot collaboriamo con l'associazione di donne Essem. E la parte nord-orientale, desertica, che copre circa i due terzi del territorio nazionale. La prima è sotto il controllo di un gruppo di militari golpisti che hanno rovesciato il capo dello stato, mentre la seconda è stata occupata dalla ribellione tuareg.
Più sotto (vedi il sito di AfricaGriot) potete trovare una cartina del Mali che vi aiuterà a orientarvi geograficamente.

IL COLPO DI STATO
A Bamako il 22 marzo, il capitano dell'esercito Amadou Haya Sanogo con una parte delle Forze Armate ha effettuato un colpo di stato, sostituendosi al presidente democraticamente eletto, Amadou Toumani Touré. Il motivo scatenante il colpo di stato, sostanzialmente incruento dato che si contano non più di quattro o cinque morti nella capitale tra truppe lealiste e golpisti, è stata l'accusa al governo civile di essere poco risoluto nei confronti delle rivendicazioni della ribellione tuareg, stanziata nella parte nord-orientale del Paese, e di non aver dato seguito alle richieste dell'esercito di inviare rinforzi e armi per contrastare le milizie tuareg rientrate alla fine della guerra in Libia dove avevano combattuto al fianco di Gaddafi, le quali avevano attaccato il 24 gennaio scorso una guarnigione dell'esercito nella località di Aguelhok uccidendo 70 soldati maliani.
Sulla ribellione tuareg mi soffermerò tra poco.

Contro il colpo di stato si sono espresse la Francia (ex potenza coloniale), gli Stati Uniti, l'Unione Europea e soprattutto la Cedeao (Comunità Economica degli Stati del'Africa Occidentale) e l'Unione Africana, organizzazione sovranazionale di cui fanno parte tutte le nazioni africane, a cui non aderisce solo il Marocco, a causa delle rivendicazioni in Saharawi: ma questa è un'altra storia ...

Dopo che da lunedì 2 aprile la Cedeao ha proclamato un embargo nei confronti del Mali, di fatto isolandolo, e che la situazione nel nord-est del Paese è precipitata, è notizia del 6 aprile sera di un accordo-quadro raggiunto tra la giunta militare al potere e gli emissari della Cedeao: il presidente dell'Assemblea Nazionale (il parlamento maliano), Dioncound Traoré, diventerà il nuovo capo di stato ad interim. Facendo così ritornare il potere nelle mani dei civili e del parlamento. E in attesa di nuove elezioni, previste prima del colpo di stato per fine aprile 2012.

LA RIBELLIONE TUAREG
Ma veniamo alla ribellione tuareg nella parte nord-orientale del Paese, l'Azawad.

Per secoli i tuareg, popolo nomade, sono stati i dominatori del deserto, vivendo di allevamento e del commercio transhariano.
Con la decolonizzazione i tuareg hanno visto il territorio da essi abitato frammentato in una serie di Stati (Mali, Niger, Algeria e Libia) con la conseguente creazione di frontiere e di barriere che hanno reso difficile, se non impossibile, il modo di vita tradizionale basato sul nomadismo. L'attrito con i governi al potere si è fatto sempre più forte sfociando in scontri veri e propri con i governi e gli eserciti di Mali e Niger. In Mali nel 1992 è stato siglato un Patto Nazionale di pace tra governo e ribelli tuareg. Ciò nonostante di tanto in tanto si sono verificati nel nord sahariano attacchi di ribelli a sperdute guarnigioni di questo o quello Stato.

In tutta questa situazione, il leader libico Gaddafi ha sempre svolto un ruolo di mediatore, presentandosi da un lato come difensore dei tuareg (benché non appartenesse ai tuareg amava definirsi tale, basti ricordare la famosa tenda tuareg dove accoglieva gli ospiti in Libia e che si portò dietro anche nella sua ultima visita in Italia). Dall'altro poteva contare sugli investimenti dalla Libia effettuati in Mali, Niger e Burkina Faso, per essere sicuro di essere ascoltato dai governi locali.

Durante la recente guerra in Libia, i tuareg sono accorsi in aiuto di Gaddafi, venendo da lui generosamente pagati ed equipaggiati di armi. Armi che si sono tenuti una volta caduto il dittatore libico.
Approfittando così di un equipaggiamento militare sicuramente migliore di quello dell'esercito maliano, i tuareg hanno iniziato a reclamare l'indipendenza dell'Azawad, che considerano loro territorio, e ad attaccare l'esercito regolare come a Aguelhok il 24 gennaio.
Benché dall'inizio dell'anno il presidente maliano Amadou Toumani Touré, allora ancora in carica, si sia rivolto a Unione Europea, Stati Uniti e Francia chiedendo aiuto per bloccare la ribellione tuareg, nessuno si è degnato di rispondere all'appello, dimostrando superficialità se non ignoranza rispetto alle conseguenze destabilizzanti che, se non affrontate subito, la caduta di Gaddafi poteva avere per tutta l'area sahariana.

Una volta avvenuto il colpo di stato a Bamako, contando sulla confusione regnante nella capitale e sulla scarsa organizzazione dell'esercito maliano, la ribellione tuareg ha messo in atto una vera e propria operazione militare in larga scala (cosa mai avvenuta in passato), arrivando a conquistare le principali città del nord-est (Kidal prima, seguita da Gao e Tombouctou) e occupando tutto il territorio da essi rivendicato, l'Azawad.
L'ultimo atto si è svolto venerdì 6 aprile con la proclamazione di indipendenza della parte nord-orientale del Paese da parte del Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad (MNLA, la ribellione tuareg). Proclamazione unanimemente respinta in Africa e in tutto il mondo. E respinta addirittura da una parte dei ribelli tuareg!

All'interno del MNLA esistono infatti due anime: una, se così vogliamo dire, realmente tuareg che vuole la suddivisione del Mali in due Stati: la parte sud del Paese che rimarrebbe Mali e l'Azawad, da loro appena conquistato e occupato.
L'altra anima è quella degli islamisti del movimento Ansar Dine (Difensori dell'Islam) facente capo a Iyad Ag Ghaly, figura chiave della ex-ribellione tuareg degli anni '90, appoggiato adesso dall'Aqmi (Al-Qaéda nel Maghreb islamico), i cui due principali esponenti, gli emiri Abou Zeid e Mokhtar Belmokhtar, sono stati visti il 2 aprile a Tombouctou proprio in compagnia di Ag Ghaly. Ansar Dine che non vuole la liberazione del solo Azawad, ma che vorrebbe la conquista di tutto il Mali per farne uno stato a forte impronta islamica.

Quale delle due anime prevarrà non è dato capirlo adesso: alla domanda di un giornalista del settimanale Jeune Afrique di stanza a Bamako, "Per Ansar dine, Tombouctou si trova nell'Azawad - dichiarato indipendente il 6 aprile dall'MNLA - o in Mali?", il portavoce di Ansar dine ha risposto: "Non ci sono problemi tra noi e l'MNLA. Essi seguono la loro strada e noi seguiamo la nostra. Ma Ansar dine conosce solo il Mali e la Shari'a [legge divina islamica]".
Ad aumentare la confusione, nei giorni scorsi a Gao è entrato in scena il Mujao, il Movimento per l'Unicità e la Jihad nell'Africa occidentale, un gruppo dissidente dell'Aqmi, che ha rivendicato il rapimento di 6 diplomatici algerini di stanza nella città.

Questa è la situazione ad oggi. Con l'accordo tra golpisti e Cedeao, un minimo più di chiarezza e "ritorno alla normalità" c'è stato. Tutto sta a vedere come il nuovo governo maliano, la Cedeao e l'Unione Africana affronteranno il problema tuareg. Considerando che tutte le organizzazioni africane hanno dichiarato che l'unità del Mali non è in discussione (anche perché in caso contrario si potrebbero avere in futuro analoghe rivendicazioni tuareg nei Paesi confinanti) e che più la situazione si cristallizza e più diventerà difficile trovare una soluzione basata sul dialogo.

LA SITUAZIONE A MOPTI
Infine: la situazione a Mopti dove opera Essem e che si trova vicino al "confine" con l'Azawad occupato dai tuareg.
Abbiamo contattato i nostri referenti sul posto: la vita quotidiana prosegue "tranquilla" sebbene aumenti di giorno in giorno la preoccupazione della popolazione. I corsi di alfabetizzazione di Essem proseguono e tutti stanno bene.
Mopti ha però avuto un duro colpo dal punto di vista economico: città che vive di turismo per la sua bellezza, per l'essere alla confluenza di due fiumi, il Bani e il Niger, e per la vicinanza con mete come i Pays Dogon e Djenné, ha visto la stagione turistica saltare, la chiusura di alberghi e ristoranti e le tante persone che vivevano grazie al turismo rimanere senza un lavoro.

Quello che mi auguro, si augurano tutti i maliani e, penso, si augurino tutti coloro che attraverso AfricaGriot hanno avuto la possibilità di conoscere il Mali, è quello di non vedere azzerata la lenta ma costante marcia verso condizioni di vita migliori che il Paese ha iniziato a fare negli ultimi anni. E non vedere distrutta in pochi giorni la reputazione, duramente conquistata, di Paese democratico.
I maliani, e noi con loro, non lo vogliamo e non ce lo possiamo permettere.

Vi terremo informati. Se volete rimanere aggiornati, vi consiglio due siti internet in francese:
www.jeuneafrique.com
ww.france24.com
il secondo ha anche una versione in inglese.
Anche nel caso del Mali come per molte se non tutte le notizie relative all'Africa, l'informazione giornalistica italiana non brilla né per tempestività né per chiarezza ...

Marco Vannozzi, presidente AfricaGriot onlus e referente di viaggio in Mali


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