Per il Papa la vacanza «è un diritto»

Inserito da Giorgio Gatta giovedì 03 maggio 2012

Il messaggio di Papa Benedetto XVI al Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo in corso a Cancun conferma con forza la posizione che da sempre la Chiesa ha tenuto rispetto ai gravi problemi generati dal turismo e, nello stesso tempo, alle grandi opportunità che il turismo offre se praticato e vissuto nel rispetto delle persone e delle terre che si visitano, con il piacere e la gioia di avvicinarsi alla bellezza.

 

 

23 aprile 2012

 

Invito di Benedetto XVI a promuovere un turismo etico, responsabile, accessibile, sostenibile

 

Benedetto XVI rilancia il “turismo responsabile”. Lo ha fatto nel messaggio inviato al Settimo Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo, che si apre oggi a Cancun, che ha per titolo Il turismo che fa la differenza.

 

Il viaggio – ha scritto Benedetto XVI - «è manifestazione del nostro essere homo viator, mentre riflette, allo stesso tempo, l'altro itinerario, più profondo e significativo, che siamo chiamati a percorrere: quello che ci conduce all'incontro con Dio». I viaggi ci offrono la possibilità «di ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura» e ciò «ci può condurre a Dio, favorendo l’esperienza della fede». L’invito del Papa ai responsabili di pastorale del turismo è «far sì che il vostro Congresso contribuisca a sviluppare questa pastorale che ci porti gradualmente a questo “turismo differente”».

 

Etico, responsabile, accessibile, sostenibile, ecologico

 

Per realizzare questo turismo differente, il Papa indica tre strade. È attraverso queste azioni che si possono incarnare gli impegnativi aggettivi spesi dal Papa.

 

1/ La vacanza come diritto. Il Papa invita ad «illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale della Chiesa, promuovendo una cultura del turismo etico e responsabile, in modo che giunga ad essere rispettoso della dignità delle persone e dei popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico. Il fruire del tempo libero e delle vacanze periodiche sono una opportunità, così come un diritto. La Chiesa desidera continuare ad offrire la sua sincera collaborazione, nell’ambito che le è proprio, per far sì che questo diritto sia una realtà per tutti gli esseri umani, specialmente per i gruppi maggiormente sfavoriti».

 

2/ La via della bellezza. L’azione pastorale «non deve mai dimenticare la via pulchritudinis, la «via della bellezza». Molte delle manifestazioni del patrimonio storico-culturale religioso «sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi, sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede» (Udienza generale, 31 Agosto 2011). È importante curare l'accoglienza ed organizzare le visite turistiche sempre nel rispetto del luogo sacro e della funzione liturgica per la quale sono nate molte di queste opere e che continua ad essere il loro fine principale».

 

3/ Un tempo per crescere. La pastorale del turismo «deve accompagnare i cristiani nel usufruire delle loro ferie e del tempo libero, in modo che siano di profitto per la loro crescita umana e spirituale. Questo è certamente “un tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre di più ai suoi insegnamenti”».

 

I lati negativi del turismo

 

D’altra parte il turismo, come ogni realtà umana, non è esente da pericoli, né da elementi negativi. «Si tratta di mali che bisogna affrontare urgentemente, perché colpiscono i diritti e la dignità di milioni di uomini e donne, specialmente dei poveri, dei minori e dei disabili. Il turismo sessuale è una delle forme più abiette di queste deviazioni che devastano, dal punto di vista morale, psicologico e sanitario, la vita delle persone, di tante famiglie e, a volte, di intere comunità. La tratta di esseri umani per motivi sessuali o per trapianti di organi, come lo sfruttamento di minori, il loro abbandono in mano a persone senza scrupoli, l'abuso, la tortura, avvengono tristemente in molti contesti turistici. Tutto questo deve indurre coloro che si dedicano pastoralmente o per motivi di lavoro al mondo del turismo, come pure l’intera comunità internazionale, ad aumentare la vigilanza, a prevenire e contrastare queste aberrazioni».


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