La Vecchia Calzoleria
Inserito
da Giorgio Gatta giovedì 20 luglio 2023
Sono andato a trovare Tonino Monti, il calzolaio che mi aveva particolarmente colpito nella giornata trascorsa a Castrocaro Terme di "Tesori Aperti".
Avevo impresso nella memoria il grande successo che aveva riscosso Giuseppe Valli di Modigliana, calzolaio artigiano pure lui di lungo corso, quando lo siamo andati a trovare con un gruppo turistico da Riccione.
Ed è stato come trovarmi in un fiume in piena per le parole che mi ha riversato di oltre 60 anni di storia...
Acquisisce il negozio da un precedente proprietario che a sua volta l’aveva eredtato dal nonno nato nel 1887 e che aveva aperto questo negozio intorno ai vent’anni.
Lo gestisce ancora oggi avendo più di 80 anni.
Mi ha raccontato che solo a Castrocaro c’erano 7 calzolai e che c’era un distretto calzaturiero molto fiorente.
A San Mauro c’era una fabbrica e c’è la scuola per fare le scarpe e circa il 70% degli alunni poi vengono impiegati su Battistini, (Bondi) di Forlì, con 1040 operai.
A quell’epoca le scarpe venivano fatte in maniera completamente artigianale e si usava il pellame perché la gomma non veniva ancora usata.
Veniva usata vacchetta o vitellone a seconda del tipo di scarpa: la vacchetta è molto dura e più resistente alla umidità.
Tutte le scarpe venivano montate e cucite a mano e perfino addirittura quelle che riguardavano l’esercito fino agli anni ‘50.
Mi ha mostrato gli anfibi.
Le scarpe de l’esercito venivano inscatolate, sottoposte a un sommario controllo qualità, consistente nella scelta di un paio a caso da ciascuno scatolone, verifica di misure, spessori rispettate e se si trovava qualcosa di non confacente in quel singolo paio, tutte le paia di quello scatolone venivano respinte con l’eccezione "riformate" e vendute ai negozi e calzolai che poi le vendevano ai loro clienti.
Quando è entrata la gomma nella lavorazione delle scarpe, tale tipo di lavorazione è stata delocalizzata al nord: a Monastier (Treviso).
Le donne che chiedevano lavoro in queste fabbriche venivano tutte assunte, ma poi in base all’abilità dimostrata, venivano dedicate alla lucidatura, all’inscatolamento, che sono lavori di contorno: lavori poco gratificanti che queste donne abbandonavano quando trovavano qualcosa di meglio.
A Tredozio c’è Fabbri che fa gli stivali per i cavallerizzi e per un’utenza danarosa, sportivi olimpionici che si possono permettere stivali dai 10 ai 20mila euro, vista la lavorazione artigianale e particolarmente elaborata.
Mi ha fatto vedere il panchetto da calzolaio di più di 100 anni, ma integro nella struttura anche se visibilmente consumato, sul quale ha a lungo lavorato e ancora lavora per effettuare qualche riparazione, anche se dice che le scarpe che tutti noi indossiamo oggi hanno gomme fuse che non si possono riparare.
In una calzoleria ci potevano essere fino ad 8 o 10 panchetti e che con le belle giornate i calzolai si mettevano all’esterno dei negozi a lavorare.
Lui indossa scarpe che utilizza da più di 40 anni.
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Ha parlato talmente con piacere...poi si è accorto che è giunta l’orario di chiusura e che quindi sarebbe arrivato a casa in ritardo, perciò avvisa a casa visto che avrebbe avuto ospiti per la cena.
La moglie:
“Com’è?”
E Lui:
“Ho da fé, ho da fé”
Dicendo poi che sarebbe arrivato nel giro di 5-10 minuti al massimo.
“Guarda che c’è la torta...” - la moglie lo rimbrotta.
Ma Tonino non si fa “intimidire”:
“E vabbeh mangiatela voi...”
Insomma mi ha fatto capire e lo dice lui stesso che Tonino Monti lavora solamente per passione!
Grazie Tonino per il tempo che mi hai dedicato e 100 di questi anni!!!
Questi sono i Borghi della Romagna!
Stay tuned!
Giorgio Gatta
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